Via libera del governo ai decreti per ridare 30 miliardi alle imprese

Fonte: La Repubblica

Ormai pronti i decreti che sbloccheranno i crediti che le imprese vantano nei confronti della Pubblica amministrazione. Circa 60-70 miliardi di euro che le aziende reclamano da Comuni, Asl, Regioni e ministeri. Chi da mesi chi da anni, con tempi che si stanno allungando. Questa mattina è previsto un incontro tra le associazioni di categoria e i tecnici dei ministeri. Poi un incontro ufficiale tra il premier Mario Monti e i ministri Passera (Sviluppo economico) e Grilli (Tesoro) e le associazioni delle imprese. L’obiettivo è chiudere oggi o al massimo domani. Il governo dovrebbe sbloccare per questa strada una tranche che potrebbe arrivare a 30 miliardi di euro.

Il primo decreto, quello che prevede la creazione del Fondo di garanzia c’è già. “È pronto – ha confermato ieri a Repubblica Corrado Passera – si attaccherà a quello del Tesoro”, su cui ruotano tutti i nodi irrisolti perché è il decreto che dovrà certificare i crediti delle imprese e prevedere le compensazioni tra debiti e crediti. Il Fondo avrà una dotazione iniziale di 1,2 miliardi, non è previsto un tetto, ma un rifinanziamento a scadenza settimanale e la garanzia arriverà a coprire fino all’80 per cento del credito vantato dalle singole imprese. Per ogni euro di garanzia saranno liberati 20 euro di crediti, che le banche sconteranno agli imprenditori. Più delicato il capitolo delle compensazioni. Le imprese vorrebbero che le tasse che arriveranno a scadenza a breve vengano compensate con i debiti. Un’ipotesi che il governo ha sempre scartato. La compensazione, allo stato dell’opera, è riservata solo a quelle imprese che hanno debiti già iscritti a ruolo con gli enti pubblici. Ma non dovrebbe essere ogni singola amministrazione a intervenire sulle compensazioni (cosa che complicherebbe le cose e allungherebbe i tempi), ma direttamente il Tesoro, che poi se la vedrebbe con i singoli enti pubblici.

Il vero nodo però è quello della certificazione dei crediti. La Ragioneria vuole essere sicura che la tale Asl o il tal Comune pagherà. Sarà la Consip, la società di consulenza e assistenza del ministero dell’Economia, ad accertare la sussistenza del credito anche attraverso una piattaforma telematica. Ogni impresa potrà inviare le proprie fatture sia per posta ordinaria, sia collegandosi online alla piattaforma. Una procedura che dovrebbe durare circa tre mesi. Poi comincerebbe la restituzione. Le imprese dovranno scegliere, o la via della compensazione o lo sconto del credito da parte delle banche. Che sono pronte a firmare i decreti appena Tesoro e Sviluppo economico li presenteranno. La firma sul protocollo d’intesa, assicurano i banchieri, arriverà subito dopo, tre giorni, una settimana al massimo.

Confindustria e Rete imprese Italia però aspettano gli incontri di oggi prima di sciogliere le riserve. Non gli basta la certificazione dei crediti, chiedono una misura che assicuri che i crediti possano essere effettivamente scontati in banca e vogliono una compensazione “vera” con i crediti fiscali. Per altro i due strumenti individuati, la certificazione del credito e la compensazione, nell’ottica delle imprese, devono rimanere distinte: la certificazione deve valere comunque per ottenere credito in banca. Ma se c’è anche un rimborso Iva o Irpef non erogato, chiedono che intervenga la compensazione. “È il momento in cui non possiamo accettare solo annunci, ma bisogna fare delle cose concrete”, ha detto il leader uscente degli industriali Emma Marcegaglia. L’Associazione dei costruttori minaccia invece un sorta di class action contro lo Stato, fatta di tanti decreti ingiuntivi, per un totale di un miliardo. E la posizione di Confartigianato s’è fatta più netta. “Se i decreti sono pronti nella versione che conosciamo, noi non firmeremo”, attacca il segretario generale Cesare Fumagalli. “Noi chiediamo e con forza che la compensazione valga anche per le tasse che verranno, che ci troveremo a pagare tra giugno e luglio quando si esplicheranno tutti gli effetti della manovra. Non si capisce perché lo Stato privilegi chi ha debiti iscritti a ruolo, cioè gente che non ha pagato negli anni passati. È inaccettabile”.

Confartigianato è decisa a far saltare l’accordo se il governo non andrà incontro alle richieste delle imprese. “Non si capisce tra l’altro perché la Cassa depositi e prestiti venga tenuta fuori. E non si dica che c’è un problema di bilancio dello Stato. I famosi mercati hanno già incorporato questi debiti. Il problema semmai saranno i bilanci delle piccole e medie aziende, quelli sì che salteranno nei prossimi due mesi”.

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