Per i conti dei Comuni emergenza sulla salvaguardia degli equilibri

il sole24ore
9 Giugno 2020
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di Anna Guiducci e Patrizia Ruffini

Scatta l’emergenza salvaguardia del bilancio 2020. È infatti a rischio la tenuta degli equilibri finanziari degli enti locali se non si interviene con ulteriori specifiche deroghe al vigente ordinamento contabile. Le misure a oggi individuate dal Governo, pur ingenti in valore assoluto, non sono sufficienti a consentire il ripristino degli equilibri di bilancio, messi a dura prova dalle minori entrate e dalla rimodulazione delle spese causate dall’emergenza sanitaria in atto. Tra le misure varate, l’articolo 109 del Dl 18/2020 (Decreto «Cura Italia») consente, infatti, limitatamente all’esercizio finanziario 2020, l’utilizzo della quota libera dell’avanzo di amministrazione per il finanziamento di spese correnti connesse con l’emergenza in corso, ma non allenta i vincoli all’utilizzo, per le medesime finalità, delle quote destinate del risultato di amministrazione, presunto o accertato. Appare inoltre criptica la portata del successivo comma 1-ter, con cui si stabilisce la possibilità di utilizzo delle quote di avanzo vincolato di amministrazione, riferite ad interventi conclusi o già finanziati negli anni precedenti con risorse proprie, svincolate in sede di approvazione del rendiconto 2019 da parte dell’organo esecutivo. Queste risorse, previa comunicazione all’amministrazione statale o regionale che ha erogato le somme, possono essere utilizzate da ciascun ente per interventi necessari ad attenuare la crisi del sistema economico derivante dagli effetti diretti e indiretti del virus Covid-19. Sicuramente da snellire e semplificare, inoltre, l’articolo 111, comma 4 -bis, del medesimo Dl 18/2020 che consente di non applicare al bilancio degli esercizi successivi (a partire dal 2020) il maggior ripiano del disavanzo di amministrazione, attuato nel corso di un esercizio (a partire dal rendiconto 2019) per un importo superiore a quello applicato al bilancio. La deroga opera tuttavia solo a condizione che il maggior recupero derivi dall’anticipo delle attività previste nel piano di rientro relativamente a maggiori accertamenti o minori impegni previsti in bilancio per gli esercizi successivi in attuazione del piano stesso. Al fine inoltre di non vanificare l’efficacia di queste misure e in considerazione delle forti tensioni di liquidità che si manifestano già negli enti, occorrerebbe eliminare il vincolo, disposto dal comma 3-bis dell’articolo 187 del Tuel, che impedisce l’utilizzo dell’avanzo di amministrazione non vincolato (libero, destinato e accantonato) nel caso in cui l’ente si trovi in una delle situazioni previste dagli articoli 195 e 222 del Tuel (utilizzo di cassa di somme vincolate o ricorso all’anticipazione di tesoreria), salvo in sede di salvaguardia degli equilibri di bilancio. In tema di ristoro delle minori entrate locali, inoltre, sono già state segnalate le forti criticità del fondo di 3 miliardi di euro stanziato nel Decreto Rilancio a sostegno dell’equilibrio dei bilanci 2020 di Comuni, Province e Città metropolitane. L’auspicio è quindi che il Governo reperisca le ulteriori risorse dando seguito all’impegno preso con Anci nell’incontro del 28 maggio. L’iniezione di cassa della prima tranche di 900 milioni, che è stata distribuita in proporzione alle entrate tributarie (titolo 1), al netto dei fondi perequativi, e alle sole tipologie 1 e 2 delle entrate extratributarie (titolo 3) risultanti dagli incassi del sistema Siope al 31 dicembre 2019, riesce solo in parte a coprire lo squilibrio finanziario negli enti, soprattutto di grandi dimensioni. In attesa del riparto, che sarà effettuato entro il 10 luglio 2020 dall’apposito tavolo istituto presso il ministero dell’Economia (articolo 106 del Dl 34/2020), Ifel ha dettato la linea da seguire per effettuare la stima. Ogni ente può dunque rapportare a 100 il contributo ricevuto (tenendo conto che è il 30 per cento del totale) e sottrare il 10/15 per cento. Sicuramente sono di importo inadeguato anche gli stanziamenti previsti dal Decreto Rilancio sotto forma di ristoro di specifiche entrate correnti dei Comuni (Imu dal settore turistico, imposta di soggiorno, Tosap/Cosap) e dei mancati ricavi delle imprese di trasporto di trasporto pubblico (500 milioni di euro). A questo punto la partita si gioca in sede di conversione del decreto Rilancio. Solo allora infatti gli enti sapranno come intervenire ai fini della verifica e salvaguardia degli equilibri di bilancio fissata dall’articolo 193 del Tuel al 31 luglio 2020. Ma il tempo a disposizione è troppo stretto.

Rassegna stampa in collaborazione con Mimesi s.r.l.

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