P.a., fondi ma nel lungo periodo

ItaliaOggi
18 Novembre 2020
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Il governo ha stanziato 3,6 mld fi no al 2033. Per la perequazione 4,6 mld ma in 13 anni
Nel 2021 il Mef metterà solo 36 mln per le assunzioni
Quattrocento milioni per il rinnovo dei contratti pubblici 2019-2021 e un fondo da 3,6 miliardi per le nuove assunzioni di statali fino al 2033 che però per l’anno prossimo partirà con una dotazione di 36 milioni. I numeri della Manovra 2021 per il pubblico impiego sfiorano i 10 miliardi solo se si tiene conto della dotazione complessiva disponibile per i rinnovi contrattuali grazie ai fondi della Manovra 2020 (3,8 miliardi per le amministrazioni centrali che salgono fi o a 6,7 miliardi considerando regioni, enti locali e sanità che però dovranno finanziare gli aumenti con risorse proprie) e se a questa si somma l’intero ammontare del fondo assunzioni, istituito presso il Mef e destinato al finanziamento di nuove assunzioni a tempo indeterminato in aggiunta alle facoltà assunzionali previste a legislazione vigente. Il Fondo varrà complessivamente 3,6 miliardi ma su un orizzonte temporale di 13 anni. L’anno prossimo le risorse messe in campo ammonteranno a 36 milioni di euro e saliranno a 166,5 milioni nel 2022, 298 milioni nel 2023, 306 milioni nel 2024 fino a raggiungere a regime i 315 milioni annui a decorrere dal 2033. Sul fronte dei rinnovi contrattuali, con le risorse stanziate l’anno scorso e i 400 milioni messi in campo quest’anno il governo punta a garantire per il triennio 2019-2021 un incremento contrattuale medio del 4,15% pari a 107 euro in busta paga in più a differenza degli 85 euro del triennio precedente che si era chiuso con un incremento medio del 3,48%. Si tratta, di un incremento che va oltre l’inflazione, visto che l’indice dei prezzi al consumo armonizzato, al netto dei beni energetici, nel triennio 20192021 si attesta a quota 1,8%. L’ulteriore stanziamento messo a bilancio dal governo dovrebbe colmare, secondo palazzo Vidoni, il valore dell’elemento perequativo della retribuzione, che avrebbe inciso, in mancanza di interventi, sull’incremento contrattuale dei lavoratori con i redditi più bassi, andandosi parzialmente a compensare con quest’ultimo. Per lo Stato la copertura dell’elemento retributivo varrà circa 250 milioni di euro. Le cifre messe in campo dal governo non accontentano Cgil, Cisl e Uil che hanno proclamato per il 9 dicembre prossimo lo sciopero nazionale di comparto lamentando la necessità di maggiori risorse. Risorse «per lavorare in sicurezza, per avviare una vasta programmazione occupazionale e di stabilizzazione del precariato e per il fi nanziamento dei rinnovi contrattuali di sanità pubblica, funzioni locali e funzioni centrali». Queste le rivendicazioni dei segretari generali funzione pubblica di Cgil, Cisl, Uil, Serena Sorrentino, Maurizio Petriccioli, Michelangelo Librandi e Nicola Turco. Parole che hanno lasciato «attonita» la ministra della p.a. Fabiana Dadone la quale ha ricordato come i 400 milioni stanziati dalla Manovra 2021 vadano ad aggiungersi alla risorse della legge di bilancio 2020, mentre palazzo Vidoni è al lavoro col Mef per reperire ulteriori risorse. «Ho molto rispetto per lo sciopero e credo vada vantato come diritto di una categoria di fronte a una situazione complicata e straziante verso un governo sordo, ma qui sono stati stanziati 400 milioni in aggiunta rispetto alla scorsa manovra e non parliamo di poche risorse. Il governo ha dimostrato apertura, provando a dialogare fin dall’inizio, ma un conto è aprire alle proposte, un altro è scrivere completamente la legge di bilancio insieme. Questo è un lavoro che compete al governo, ma i tavoli di confronto ci sono e ora la legge arriverà in Parlamento», ha replicato la ministra. Un altro fondo che promette molto ma nel lungo periodo è quello per la perequazione infrastrutturale che avrà una dotazione complessiva di 4,6 miliardi ma partirà con 100 milioni e nemmeno dall’anno prossimo ma dal 2022, fino a salire a 300 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2023-2027 e 500 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2028-2033. Il fondo, come ha spiegato il ministro per gli affari regionali, Francesco Boccia, dovrà servire a superare il divario non soltanto tra Nord e Sud ma tra aree interne e aree metropolitane e tra aree più sviluppate e aree in ritardo di sviluppo. Per venire incontro alle esigenze dei territori più marginali, la Manovra 2021 ha rifinanziato anche: – il Fondo nazionale per la montagna, arrivando a 20 milioni di euro per il 2021 e 20 mln per il 2022; – il Fondo per le isole minori, arrivando a 24 mln di euro per il 2021 e 33 mln per il 2022; il Fondo per i comuni confinanti con le regioni a statuto speciale, arrivando a 23.5 mln di euro per il 2021 e 24 mln per il 2022.
Rassegna stampa in collaborazione con Mimesi s.r.l.

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