Niente frammentazioni sul Pnrr

ItaliaOggi
28 Ottobre 2021
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di Francesco Cerisano

L’audizione dei giudici contabili. Federalismo fiscale inattuato a causa della crisi
Corte conti: unioni e aggregazioni per gestire i progetti
Completare il federalismo fiscale («in gran parte inattuato») e mettere i comuni nelle condizioni di gestire la consistente mole di risorse provenienti dal Pnrr. Sono queste, secondo la Corte dei conti, le sfide che attendono gli enti locali (e il governo) in prospettiva del Piano nazionale di ripresa e resilienza. In audizione davanti alla commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, i giudici contabili hanno ripercorso la storia degli ultimi dieci anni di finanza locale che hanno visto il progetto del federalismo fiscale accantonato a causa della grande crisi finanziaria del 2008. Con la conseguenza che «il processo di riassetto istituzionale e di revisione del sistema fiscale avviato nello scorso decennio per attuare il federalismo fiscale ha avuto uno sviluppo incerto» soprattutto per quanto riguarda l’attuazione dei nuovi meccanismi distributivi e perequativi, l’autonomia fiscale e la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep), questi ultimi rimasti del tutto inattuati. Tuttavia, ha rimarcato la Corte, «si registrano segnali di ripresa del processo autonomistico».

Con la legge di stabilità del 2015 (legge n.190/2014) si è dato avvio al riparto della componente orizzontale del Fondo di solidarietà comunale (FSC), ossia della quota alimentata dagli enti con risorse proprie. Tale modalità è destinata a consolidarsi progressivamente, in quanto è previsto un graduale incremento sino al 100% della percentuale di risorse oggetto di perequazione, nell’arco temporale 2020-20308. Ciò che non convince la Corte dei conti è l’utilizzo del criterio pro capite nella ripartizione delle risorse che necessita di «correttivi con particolare riferimento alle aree interne (a causa del processo di spopolamento) e alla quantificazione dei fabbisogni monetari insoddisfatti, come è stato già realizzato per gli asili nido dalla Commissione Tecnica per i Fabbisogni Standard». Sarebbe inoltre auspicabile, proseguono i giudici contabili, «il parziale superamento del meccanismo della perequazione orizzontale utilizzato all’interno del comparto comunale per la redistribuzione di quote significative del tributo immobiliare». Meglio, invece, un meccanismo di perequazione verticale con interventi statali che potrebbe fornire «un ulteriore sostegno, in particolare, per le funzioni fondamentali, di cui la riforma prevede l’integrale compensazione, lasciando inalterato il meccanismo di perequazione orizzontale per le funzioni facoltative». Da questo punto di vista la riforma fiscale prevista nell’ambito del Pnrr e la conseguente possibilità di intervenire su alcuni tributi locali rappresenta, invece, «un’opportunità per intervenire sulla capacità fiscale perequabile oltre che sui margini entro i quali i comuni possono esercitare la propria facoltà impositiva».

Un ruolo determinante potrà essere svolto in tale direzione dai provvedimenti attuativi della delega fiscale, che si propone, tra l’altro, la ridefinizione dei principali tributi locali: l’Imu, attraverso la riforma del catasto, le addizionali Irpef, comunale e regionale, di cui sarebbe prevista la trasformazione in sovraimposta, e l’Irap che sarebbe soppressa. In questa prospettiva di riforme si collocano gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza che assegna agli enti territoriali la chance di gestire, come soggetti attuatori, risorse tra i 66,3 e i 70,6 miliardi, cui si aggiungono 15,9 miliardi del Fondo Complementare. I comuni, del resto, sono il livello di governo che realizza i maggiori investimenti (dal 2010 al 2019 circa il 60 per cento degli investimenti fissi lordi). E anche nel 2020, nella fase dell’emergenza pandemica, hanno aumentato i pagamenti, portandoli a circa 9,3 mld di euro, dopo l’aumento del 15% registrato nel 2019. Ma, ha rimarcato la Corte, gli enti locali sono chiamati a far fronte alle esigenze di progettazione e realizzazione delle opere entro i ridotti termini imposti dall’Europa, in attesa della completa attivazione della Centrale unica di progettazione per le opere pubbliche, prevista dalla legge di Bilancio 2019 e della eventuale attivazione di convenzioni e collaborazioni tra enti. Per superare la frammentazione degli interventi la Corte conti propone di privilegiare le Unioni di comuni «che potrebbero essere rafforzate e ridisegnate». «D’altra part e», conclude la magistratura contabile, «lo stesso Pnrr prevede per i piccoli comuni momenti di aggregazione».

In collaborazione con Mimesi s.r.l.

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