di Giuseppe Debenedetto
L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha formulato alcune osservazioni sulla disciplina delle modalità di pagamento alle Amministrazioni Pubbliche che, soprattutto per quanto riguarda l’identificazione dei metodi di versamento veicolati attraverso la piattaforma PagoPA e la tempistica di attuazione, è stata oggetto di modifiche, deroghe e proroghe che hanno creato incertezza nei soggetti coinvolti.
L’Autorità ha rilevato che, nonostante il Codice dell’amministrazione digitale (Cad) preveda un obbligo generalizzato di utilizzo esclusivo della piattaforma PagoPA, le relative linee guida precisano che si possano affiancare anche altri metodi di pagamento, tra cui la domiciliazione bancaria.
Allo stesso tempo il Dl 34/2020 (decreto Rilancio) prevede che gli enti territoriali possano addirittura “premiare” i cittadini che per i pagamenti si avvalgano della domiciliazione bancaria, applicando una riduzione fino al 20% delle tariffe. Agevolazione che non scatta automaticamente ma è lasciata alla discrezionalità dei Comuni i quali devono stabilire la misura della riduzione concessa entro il limite del 20% (si veda l’articolo 118-ter introdotto in sede di conversione in legge del Dl 34/2020).
Inoltre, ci sono state deroghe e proroghe relative al giorno di decorrenza dell’obbligo di avvalersi del PagoPA, che è stato dapprima prorogato al 30 giugno 2020 e da ultimo al 28 febbraio 2021 (articolo 24 del Dl 76/2020, decreto Semplificazioni).
Un quadro del genere, secondo l’Autorità, ha generato incertezza nelle amministrazioni pubbliche, tanto che alcune, anche importanti dal punto di vista demografico, hanno ristretto al solo sistema PagoPA le modalità ammesse per i pagamenti, escludendo la domiciliazione bancaria per il pagamento di tasse come la Tari.
Ciò determina anche effetti distorsivi sulla concorrenza, oltre che sulle amministrazioni e sugli utenti, dal momento che ha portato all’ingiustificata e non corretta esclusione di una modalità di pagamento, quale la domiciliazione bancaria, senza che essa sia stata al contempo integrata nel sistema PagoPA. Viene così impedito l’uso generalizzato di questo canale di pagamento con possibili effetti anche sull’efficienza della riscossione e sui costi sopportati dai debitori.
Sulla scorta di queste considerazioni e visti gli elementi di incertezza generati nelle amministrazioni pubbliche, l’Antitrust ritiene opportuno che vi sia un chiarimento circa le modalità di pagamento che le amministrazioni pubbliche possono accettare.
Rassegna stampa in collaborazione con Mimesi s.r.l.
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