di Matteo Barbero
Rifi nanziare l’ordinanza di protezione civile di fi ne marzo che ha consentito ai comuni di erogare i cd «buoni spesa». È una delle richieste che l’Anci ha presentato a governo e parlamento nell’ambito dell’audizione informale presso la V Commissione del senato sul disegno di legge di conversione del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137 (c.d. decreto Ristori). Secondo l’Anci, la nuova e drammatica ondata pandemica con i relativi provvedimenti di blocco motiva e rende necessario dare nuovi strumenti fi nanziari ai sindaci per dare risposte alle fasce più deboli delle nostre comunità. La prima richiesta è proprio una riedizione del provvedimento che, in occasione del primo lockdown, ha previsto l’assegnazione di 400 milioni per l’emergenza alimentare. Con questo precedente, inoltre, sarebbe più facile per i comuni rimettere in moto la macchina già faticosamente organizzata qualche mese fa per distribuire e rendicontare le somme. L’Anci si sofferma poi sull’ulteriore estensione delle agevolazioni Imu, rispetto a quanto già disposto con i decreti 34 e 104 (immobili ad uso turistico, fi ere, discoteche, cinema e teatri), comporta la concessione dell’esenzione dalla seconda rata dell’Imu anche a favore dei pubblici esercizi e di diverse altre attività di servizio, le cui aperture sono limitate o impedite dalle nuove misure di sicurezza sanitaria. L’agevolazione è limitata agli immobili posseduti e utilizzati direttamente dagli esercenti delle attività. La misura comporta, doverosamente un ristoro per i comuni, valutato in 101,6 milioni di euro (art. 9), sulla base di stime del Mef che dovranno essere articolate in importi da assegnare a ciascun comune, in tempi che l’Anci auspica più brevi dei 60 giorni previsti dalla norma. In vista dell’ormai imminente nuovo esercizio, i sindaci chiedono di confermare tutte le facilitazioni di carattere contabile che hanno permesso una gestione fi nanziaria e contabile più snella e fl essibile (utilizzo libero degli avanzi e di altre quote vincolate, variazioni di bilancio in esercizio provvisorio, mantenimento al 95% della percentuale di accantonamento al Fondo crediti di dubbia esigibilità), ampliandone la portata soprattutto con riferimento agli enti in disavanzo.
Rassegna stampa in collaborazione con Mimesi s.r.l.
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