Fondo garanzia debiti commerciali, si spera nel rinvio

ItaliaOggi
12 Febbraio 2021
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Sul Fondo di garanzia per i debiti commerciali si spera ancora nel rinvio. L’emendamento presentato dall’Anci al decreto Milleproroghe è fra quelli segnalati e mira a posticipare al 2022 l’entrata in vigore delle sanzioni previste dai commi 859 e seguenti della legge di bilancio 2019. I sindaci chiedono anche una norma di sostegno alle previsioni di entrata che sterilizzi gli effetti della pandemia. A legislazione vigente, l’obbligo di accantonare il Fgdc decorre dal 2021 e si applica in conseguenza della violazione dei termini di pagamento delle transazioni commerciali o della mancata riduzione del debito pregresso. Si tratta di inadempimenti che sono rilevati attraverso indicatori calcolati a partire dalle informazioni registrate Pcc alla quale il legislatore ha assegnato il ruolo di base informativa unica per il monitoraggio dei tempi di pagamento dei debiti commerciali. In tale quadro, annota Anci, è evidente che l’applicazione immediata porrebbe seri problemi attuativi legati al non completo allineamento del contenuto informativo della Pcc con le scritture contabili locali. Da qui la richiesta di un differimento, che ha trovato posto negli emendamenti segnalati da quasi tutte le forze politiche (con l’esclusione solo di Fratelli d’Italia). Ma sulla materia pesa il veto del Mef, preoccupato dalla procedura di infrazione aperta dall’Ue nei confronti dell’Italia. In molti casi, tuttavia, i ritardati pagamenti non dipendono da carenza di liquidità, ma da disguidi organizzative e prassi scorrette nella gestione delle fatture. In questa prospettiva, una misura che, in defi nitiva, fi nisce per ridurre la spesa per acquisito di beni e servizi (con l’evidente intento di ottimizzare la gestione della cassa) rischia di non centrate il bersaglio e di porre un ulteriore freno all’effi cienza delle amministrazioni locali, con impatti controproducenti sulle situazioni fi nanziarie più fragili, sia per condizioni strutturali che per gli effetti della pandemia tuttora in corso. D’altra parte, l’eventuale mancata proroga non appare convergente con gli obiettivi degli interventi messi in campo dalla Ragioneria generale dello stato, d’intesa con Anci, nei confronti degli enti locali, in particolare nei riguardi di quelli che mostrano condizioni di maggior scostamento dalla regolarità dei pagamenti e dallo smaltimento di stock di debito rilevanti. Detti interventi, infatti, incluse le iniziative in fase di avvio che mirano ad incentivare l’utilizzo esclusivo di Siope+ per la gestione dei casi complessi (note di credito, sospensione dei documenti ecc.), non vanno nella direzione di un monitoraggio distribuito e diffuso nel territorio ma, al contrario, sono orientati al consolidamento del sistema centrale grazie al quale sarà possibile ottenere nel corso del 2021 risultati signifi cativi, accentuando la tendenza al miglioramento della gestione del debito commerciale che già si è rilevata con riferimento al triennio 2017-2019 e al primo semestre del 2020. Un altro correttivo fortemente auspicato dai sindaci è quello fi nalizzato ad inserire una norma di principio che consenta agli enti locali di determinare le previsioni di bilancio in continuità con un volume di risorse disponibile «ordinario», e quindi facendo riferimento alla media delle entrate ricorrenti dei rendiconti del triennio 2017-2019, ferma restando la gestione prudente delle spese in ragione dell’evoluzione dell’emergenza in corso e dei ristori disposti dalla legge. Poche speranze, invece, per il rinvio del canone unico patrimoniale, anche se potrebbe passare la norma che ne rende facoltativa l’applicazione per il corrente esercizio.
Rassegna stampa in collaborazione con Mimesi s.r.l.

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