di Gianni Trovati
Perché la cancellazione degli «zero» alla voce asili nido ha prima di tutto un carattere politico. All’atto pratico, sposterà al debutto qualche milione di euro nel fondo di solidarietà con il quale i Comuni dal fisco più ricco aiutano gli enti nei quali il gettito è minore. Sul piano politico però il cambio di prospettiva non è ininfluente.
In pratica: oggi il 45% del fondo di solidarietà (ma la percentuale è destinata a crescere) viene distribuito in base al rapporto fra i fabbisogni standard, che misurano la spesa necessaria per i servizi, e capacità fiscale, che calcolano l’entrata autonoma. Ma dove gli asili nido non ci sono, il fabbisogno è «zero», come se fosse normale l’assenza del servizio. Con il nuovo metodo non sarà più così, perché si riconosce a tutti un fabbisogno minimo, che copre il 7,69% della popolazione 0-2 anni nei piccoli Comuni su su fino al 16,71% nelle città oltre i 250mila abitanti.
Rassegna stampa in collaborazione con Mimesi s.r.l.
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