Cdp, mutui rinegoziabili in 3.200 enti locali

il sole24ore
24 Settembre 2019
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di Patrizia Ruffini

Concessi 20 giorni lavorativi per aderire alla nuova rinegoziazione dei mutui. Con la pubblicazione in gazzetta ufficiale n. 269/2019, il Dm 30 agosto ha reso operativa l’operazione autorizzata dalla legge di bilancio 2019 (commi da 961 a 964). Ambito La rinegoziazione riguarda i mutui degli enti locali trasferiti al Mef in attuazione del Dl n. 269/2003 e formalmente gestiti da Cdp, la cui individuazione è facilitata dall’allegato A al decreto, dove sono riportate tutte le posizioni per ogni ente debitore. Si tratta dei mutui che, al 1° gennaio 2019, presentavano: interessi a tasso fisso; oneri di rimborso a diretto carico dell’ente locale; scadenza successiva al 31 dicembre 2022; debito residuo superiore a 10mila euro; mancata rinegoziazione regolata dal decreto del Mef 20 giugno 2003; assenza del diritto di estinzione parziale anticipata alla pari; non oggetto di differimenti di pagamento delle rate per gli enti locali i cui territori sono stati colpiti da eventi sismici. Obiettivi La rinegoziazione deve determinare una riduzione totale delle passività a carico degli enti, ferma restando la data di scadenza. Potranno dunque essere rinegoziati solo i mutui per i quali il tasso di interesse dei nuovi piani di ammortamento risulti inferiore a quello originario. Il nuovo tasso è determinato, tenuto conto della scadenza di ciascun mutuo e della periodicità delle rate, utilizzando la curva dei rendimenti dei titoli di Stato. Il decreto prevede che il piano di ammortamento post rinegoziazione decorra dal 1° gennaio 2019. Il debito residuo è rimborsato secondo un nuovo piano a tasso fisso, a rate semestrali costanti posticipate. Poiché alla prima scadenza del 30 giugno 2019 gli enti hanno versato l’importo della rata prevista dal piano originario, entro il 30 novembre la Cdp corrisponderà la differenza generata dal minor esborso del nuovo piano. Gli enti interessati potranno consultare la proposta di rinegoziazione accedendo al portale Cdp. A partire poi dalla data che sarà fissata dall’istituto, decorrerà il termine perentorio di 20 giorni lavorativi per aderire alla proposta. Il contratto Sul sito del Tesoro è già disponibile lo schema di contratto con la Cdp (http://www.dt.mef.gov.it/it/news/rinegoziazione_mutui.html) che dovrà essere stipulato per perfezionare l’operazione. Riguardo alla modalità di utilizzo delle economie generate dalla rinegoziazione, le minori spese in termini di interesse da corrispondere alla Cassa possono essere destinate alla parte corrente del bilancio. Per gli anni dal 2015 al 2020, le risorse da rinegoziazione di mutui (e dal riacquisto dei titoli obbligazionari) possono essere utilizzate senza vincoli di destinazione. In gioco numeri modesti La manovra interessa nel complesso più di 3.200 enti a cui capo oltre 12mila posizioni, per un debito residuo di circa 1,3 miliardi. I piani di ammortamento scadono fra il 2023 e il 2044, mentre il tasso applicato varia dal 3,55 al 5,78 per cento. L’operazione investe tuttavia una quota piuttosto limitata dello stock di debito di Comuni, Province e Città metropolitane, che nel 2018 ammonta a 44,5 miliardi (dati Banca d’Italia); pertanto, come sottolineato da Anci in una nota, permane l’esigenza di un intervento più radicale e generalizzato di ristrutturazione del debito del comparto, che consenta di liberare importanti risorse per i servizi e gli investimenti.

Rassegna stampa in collaborazione con Mimesi s.r.l.

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