Tasi, non acronimo di Tassa sui servizi indivisibili ma di Tasi e paghi

Fonte: Italia Oggi

Verso la fine dello scorso anno il ministro dei trasporti tedesco, Alexander Dobrindt, che coerentemente col Governo di cui è parte ha un’idea un po’ coloniale dell’Unione Europea, aveva avanzato la proposta di far pagare il pedaggio sulle autostrade nazionali agli stranieri, ovviamente ivi compresi tutti i cittadini di Stati dell’Ue. A fronte di motivate proteste era riparato sul farle pagare a tutti, ma i tedeschi, che hanno ben chiaro a cosa debba servire il versamento dei tributi allo Stato, hanno obiettato che, appunto, loro già pagavano le tasse e quindi in questo era compresa la manutenzione e l’utilizzo delle autostrade. I governanti tedeschi ne sanno una più del diavolo e quindi adesso la brillante proposta in via di definizione è che tutti (moto escluse) pagheranno un contributo di 100 € come canone annuale per l’utilizzo delle autostrade germaniche, ma i cittadini tedeschi se lo vedranno rimborsare come detrazione fiscale sulla tassa automobilistica. Probabilmente ci sarà anche un canone ridotto per utilizzo occasionale, come quello dei turisti, comunque pagare si dovrà.

In Svezia da anni è nato un movimento contro il pagamento dei mezzi pubblici, sulla base del fatto che il sistema dei trasporti urbano dovrebbe esser finanziato dalle tasse, essendo un servizio essenziale per la cittadinanza, con l’esplicito suggerimento di aumentare le tasse a coloro che usano l’automobile. È un movimento che non si limita alla teoria, ma diffonde tecniche più o meno acrobatiche per saltare o evitare i tornelli. In Italia si sta discutendo molto sul quanto e sul quando la Tasi, l’ultima tassa (nel senso di ultima arrivata) si abbatterà sui cittadini. Cittadini che pagano tasse e tributi locali per non si sa bene cosa, visto che tutto quanto dovrebbe essere implicito nei compiti e nei servizi forniti dall’amministrazione locale viene man mano scorporato e tassato a parte. L’acronimo indica «tassa sui servizi indivisibili» (ma forse è in veneto: « tasi e paga »). I servizi indivisibili consisterebbero principalmente nella manutenzione stradale, nella pulizia delle strade, nell’illuminazione delle suddette, il tutto a carico di possessori e utilizzatori di immobili.

La Tasi si calcola sulla base di una aliquota del valore catastale dell’immobile (già opportunamente rivalutato), aliquota che ancora moltissimi Comuni non hanno indicata per non guastare la sorpresa, ed è sostanzialmente a carico dei proprietari (per la maggior percentuale) con una minima percentuale a carico di eventuali inquilini ed è la sorellina della Tari (tassa sui rifiuti prodotti) che si calcola invece sulla superficie dell’immobile e verrà pagata da chi lo occupa con titolo legittimo. Tutte e due insieme formano la Trise, che sostituisce la Tares, il che impone come minimo un omaggio entusiasta ai nostrani creatori di acronimi e di balzelli.

Urge però soffermarsi sul principio di «servizi indivisibili» perché in molte città ormai moltissimi percorsi stradali sono chiusi per gran parte della cittadinanza: le famose «zone a traffico limitato» sempre in espansione,e non si vede perché la manutenzione, pulizia, illuminazione di queste superfici debba andare a carico di chi, trattandosi con tutta evidenza di un «servizio diviso», non la può utilizzare, non contribuisce all’usura della pavimentazione e, con ogni probabilità, trae raro giovamento dall’illuminazione notturna. La seconda domanda è a cosa servano ed a che fine siano destinati i tributi che, anche sotto forma di addizionale irpef e affini, vanno già direttamente agli enti locali che tra l’altro, sono nati ed esistono proprio col fine di erogare servizi alla cittadinanza.

Tedeschi e svedesi avrebbero la risposta giusta, da noi neanche si pone la domanda. Siamo infatti quotidianamente aggiornati su sperperi, ruberie, bilanci in rosso cupo anche per mantenere costose e deficitarie aziende municipalizzate che appunto, dovrebbero erogare i servizi che ancora una volta con le nuove imposizioni ci viene chiesto di pagare. L’unica cosa che ci è chiara è che, con una strategia di lunghissimo periodo, attraverso una antica legge sull’equo canone che convinse gran parte degli italiani che l’unico modo di garantirsi un tetto era comprarlo, si è finalmente creato un «parco buoi» da spremere continuativamente, con peso crescente, con l’unica avvertenza di cambiare ogni due, tre anni, il nome della tassa e con l’astuto escamotage di aggiungerci altre voci a carico.

Il concetto di servizi indivisibile appare di ancor più difficile identificazione a Roma, dove oltre alle strade chiuse alla gran parte dei cittadini ma aperte a tutti gli esponenti dei vari poteri politici e amministrativi, il resto della viabilità è, oltre che consuetamente sozzo, di norma (fatto salvo agosto) fruibile per un terzo della sua superficie, essendo abituale parcheggio in doppia e non raramente tripla fi la senza particolare turbamento dei vigili urbani, ed è bene chiarire, a questo proposito, che tra i servizi indivisibili c’è anche il ruolo specifico della polizia locale. Ma a Roma, caput mundi e quindi miniera inesauribile di meraviglie, c’è addirittura un intero quartiere «modello», popolato da 25mila persone, che, in virtù della sopravvivenza di fatto, se non di diritto, di un antico accordo leonino della amministrazione cittadina con la allora potente Società Generale Immobiliare , paga le tasse, e tutti i possibili acronimi ed, in più, si deve pagare direttamente e interamente manutenzione, illuminazione, pulizia delle strade, impianto fognario, manutenzione e smaltimento del verde. Chissà se la Tasi può essere, con una rivolta di massa, la chiave per uscire dalla trappola senza fine? Oppure meglio emigrare in Germania o Svezia, dove un tempo si diceva ci fossero le tasse più alte del mondo, ma anche i servizi migliori? I nostri governanti sono molto più furbi: ormai a tasse battiamo tutti e i servizi (come al ristorante) si pagano a parte e magari due o tre volte. Paga e tasi!

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