di Matteo Barbero
E’ quanto afferma il Ministero dell’Interno in un parere che torna sull’annosa questione
Non spetta al sindaco stabilire i compensi dei controllori
Non spetta al sindaco, ma al consiglio comunale, decidere il compenso dei revisori dei conti. Sulla relativa quantificazione, l’ente è sovrano, non essendo previsto per legge un minimo. Questo è quanto affermato dal Ministero dell’Interno in un parere dell’11 marzo scorso (riportato sul sito del dipartimento per gli affari interni e territoriali), che torna sull’annosa questione degli emolumenti spettanti ai controllori. Una materia scivolosa su cui il decreto interministeriale del 21 dicembre 2018 si è limitato a fissare dei tetti massimi, malgrado la pressione delle associazioni professionali che da tempo chiedono di vedere riconosciuto il diritto ad un compenso equo e proporzionato alla delicatezza dei compiti svolti e delle correlate responsabilità. La vicenda esaminata dal Viminale nel parere reso, è esemplare: ad un revisore risultato primo estratto l’ente ha chiesto le dichiarazioni previste dalla legge in tema di sussistenza dei requisiti e delle compatibilità “pretendendo” l’accettazione del compenso proposto dalla giunta pari ad euro 5 mila (importo da considerare comprensivo anche di rimborso per le trasferte). Il revisore ha quindi accettato l’incarico, proponendo di determinare il compenso in misura superiore.
A chiudere la porta è stato il sindaco, che richiamando “le esigenze di contenimento della spesa corrente” ha considerato rinunciatario il professionista, interpellando la riserva. In via preliminare, i tecnici del dicastero guidato da Giuliano Lamorgese precisano di non disporre di poteri di sovraordinazione rispetto all’ente locale per cui qualsiasi atto deliberato, non ritenuto legittimo, deve essere impugnato nelle sedi e nei termini previsti dalla legge. Ciò non toglie, si legge nel documento di prassi, che l’argomento meriti quantomeno una riflessione. Innanzitutto, il documento contesta il metodo, rilevando un’ingerenza da parte del sindaco e della giunta in un’attività che l’ordinamento attribuisce al consiglio comunale. Nemmeno i limiti di bilancio possono di per sé costituire elemento decisorio sostitutivo della discussione consiliare, in quanto, anche in presenza di un bilancio già approvato, il consiglio potrebbe sempre decidere per una variazione. Nel merito, il parere del ministero ammette che, malgrado il richiamo all’equo compenso, al momento non è fissato espressamente un limite minimo, esponendo quindi il revisore a offerte di remunerazione in misura oggettivamente incongrua, rispetto alla delicatezza della funzione cui è chiamato, oltre che inadeguata a garantire gli elevati standard di diligenza e professionalità richiesti dalla complessità dell’incarico. Ciò, conclude il del Viminale, rischia di compromettere l’efficienza dei controlli a detrimento dell’interesse pubblico.
In collaborazione con Mimesi s.r.l.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento