Soldi a sicurezza e cultura, slitta il taglio Ires

Fonte: Il Sole 24 Ore

«Noi non ci rassegneremo al terrore, si arrenderanno prima loro. Perché ci sono secoli di storia in questo palazzo, e fuori in questa città, in questo Paese, ci sono secoli di storia che gridano forte che la cultura è più forte dell’ignoranza. Che l’umanità è più forte del terrore. Che la bellezza è più forte della barbarie». La “risposta” di Matteo Renzi all’attacco dell’Isis ai nostri valori e al nostro stile di vita, a dieci giorni dai tragici fatti di Parigi e nel giorno in cui l’Italia piange Valeria Solesin, è già nel luogo scelto per annunciare le nuove misure sul fronte sicurezza e sul fronte cultura: la sala degli Orazi e Curiazi del Campidoglio, la stessa sala dove nel 1957 i padri dell’Europa firmavano i Trattati costitutivi dell’Unione. Una risposta che appunto non può essere «solo securitaria»: per ogni euro speso in sicurezza – dice il premier – ci deve essere un euro in più speso per la cultura. Ecco dunque le risorse messe sul piatto: un miliardo di euro per la sicurezza, un miliardo di euro per la cultura. A farne le spese sarà il taglio dell’Ires, annunciato per il 2017 ma fino a ieri dato in via di anticipazione già nel 2016 appena accolta la cosiddetta “clausola migranti”, ossia lo scorporo dal patto di stabilità delle spese per il soccorso in mare. Ora la “clausola migranti” – ma per il responso definitivo di Bruxelles, va ricordato, occorrerà attendere la primavera prossima – viene utilizzata sul doppio fronte sicurezza-cultura.
Per la difesa italiana sono stanziati 500 milioni, mentre 150 milioni sono destinati alla cyber security e altri 50 milioni di euro sono destinati a rinnovare la strumentazione delle forze dell’ordine anche a fronte del processo di riorganizzazione in corso (da 5 a 4 forze di polizia, con la Forestale che entro l’anno entrerà nei Carabinieri). C’è poi la misura dall’inevitabile sapore preelettorale: l’estensione del bonus 80 euro – già approvato un anno e mezzo fa dal governo per chi guadagna meno di 1.500 euro – a «tutte le donne e gli uomini che lavorano per le forze dell’ordine, a cominciare da chi sta in strada». Quindi 80 euro al mese in più in busta paga anche a chi guadagna più di 1.500 euro lordi. Dal sapore preelettorale anche una delle misure contenute nel pacchetto da un miliardo destinati sulla cultura (il capitolo è intitolato «identità italiana»): 300 milioni per i diciottenni, a cui verrà estesa la Carta da 500 euro già predisposta per i professori e che potrà essere spesa per consumi culturali: teatri, musei, concerti, libri. «Un bonus per chi diventa maggiorenne – spiega Renzi – perché abbia anche simbolicamente la consapevolezza di cosa significhi diventare maggiorenne in Italia: protagonista e coerede del più grande patrimonio culturale al mondo». Un modo, spiegano con soddisfazione dal ministero dei Beni culturali, per rilanciare l’acquisto di cultura anche tra i giovanissimi, abituati a “scaricare” tutto dalla rete. Con sperati effetti benefici sulle case discografiche e sulle società editrici.
Sempre ai giovani è destinato l’investimento di 50 milioni di euro per il diritto allo studio e le borse di studio degli studenti universitari meritevoli ma non in condizioni di studiare per questioni di reddito, misura attesa da tempo come scriviamo in pagina. C’è poi lo stanziamento di 150 milioni di euro per una importante innovazione: la possibilità di donare il 2 per mille a un’associazione culturale specifica, dal Teatro della Scala alla scuola di musica di periferia al teatro sperimentale cittadino. Ci sono infine 500 euro in dotazione alle città metropolitane per progetti di intervento sulle periferie con interventi di «riqualificazione» e di «rammendo». Con progetti che dovranno essere presentati a tempo record, entro il 31 dicembre, per essere spesi entro il 2016. «Un miliardo in più per la cultura. Da Renzi una svolta attesa da decenni», chiosa un soddisfattissimo Dario Franceschini, titolare dei Beni culturali.
La copertura, con indebitamento addizionale, per questi nuovi impegni di spesa che entreranno in Stabilità è legata come detto al riconoscimento della «clausola migranti». In tutto o in parte, visto che il massimo richiesto è 0,2 punti di Pil di maggiore indebitamento sul 2016. Ma a questa potrebbe aggiungersi, per le spese dedicate al solo comparto difesa e sicurezza, la «flessibilità aggiuntiva» evocata la scorsa settimana dal presidente della Commissione Jean-Claude Juncker e ancora tutta da scoprire. In entrambi i casi è verosimile immaginare un «via libera» da Bruxelles ma solo nei primi mesi dell’anno prossimo.

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