di MARCO MOBILI e GIANNI TROVATI (dal Sole 24 Ore)
Nella prevedibile, ennesima replica sui «condoni» che accompagnerà in Parlamento la manovra con la rottamazione cinque, i numeri della relazione tecnica allegata al testo bollinato del Ddl inviato al Senato aiutano a definire i connotati reali della legge di bilancio. Che smentiscono molte narrazioni politiche, di entrambi gli schieramenti. Primo: la rottamazione è in formato mini, e pare destinata a fermarsi molto prima dei «16 milioni di contribuenti» citati l’altro giorno dal vicepremier Matteo Salvini, primo sponsor della nuova sanatoria. Lo suggeriscono i calcoli del ministero dell’Economia, che è interessante seguire passo per passo.
Sanatoria a maglie strette. Nel magazzino dell’ex Equitalia giacciono 567,85 miliardi di debiti fiscali ancora «aggredibili», ma l’esclusione dalla sanatoria delle cartelle nate da accertamenti limita la platea potenziale della nuova definizione agevolata a 393,04 miliardi. Ma a presentarsi entro il 30 aprile all’agenzia della Riscossione per aderire, calcola la Ragioneria generale dello Stato, saranno solo i titolari del 3,33% di questi arretrati: 13,1 miliardi. L’abbuono di interessi di mora e sanzioni riduce poi a 9,001 miliardi il gettito complessivo atteso della rottamazione cinque dal 2026 al 2035. Ma le tabelle mostrano anche un altro aspetto interessante: la macchina della riscossione ordinaria, che pure non è una fuoriserie, avrebbe incassato nello stesso periodo 9,779 miliardi. Con la conseguenza che nemmeno sul lungo periodo la sanatoria è gratis, ma presenta un costo da 778 milioni. Nei primi tre anni, l’impatto sui conti è negativo per 2,54 miliardi (1,48 miliardi nel 2026), dal 2030 il saldo fra incassi ordinari e “rottamati” diventa positivo. Senza riuscire però a pareggiare il conto.
La strategia anti evasione. Nella gerarchia dettata dalle cifre ufficiali della Legge di Bilancio, però, è un altro il capitolo fiscale più importante: anche se, comprensibilmente, non è stato fin qui salutato dalle fanfare della politica in cerca di consensi più o meno facili. Costruito nel silenzio a Via XX Settembre per far quadrare i conti della manovra, e fin qui citato in pubblico dal solo ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il gruppo di articoli con le nuove misure antievasione promette di portare al bilancio pubblico 3,13 miliardi in tre anni, in un crescendo che parte dai 900 milioni messi nel calendario 2026 agli 1,15 miliardi del 2028. Il bottino più consistente (2 miliardi) è attribuito ai controlli accelerati sull’Iva non dichiarata, grazie alla possibilità di ricalcolare l’imposta dovuta con l’incrocio dei dati su fatturazioni elettroniche, scontrini telematici e liquidazioni periodiche (Lipe). Un altro miliardo dovrebbe poi arrivare dalla chiusura parziale del rubinetto delle compensazioni, con il dimezzamento da 100mila a 50mila euro del limite che le blocca e lo stop alla possibilità di compensare i debiti contributivi e Inail con i bonus edilizi o industriali (ricerca e sviluppo, Transizione 4 e 5.0 eccetera).
Imprese e banche. Ma una grossa mano ai saldi di finanza pubblica dei prossimi tre anni arriverà anche dalle nuove misure fiscali per le imprese, alle prese con un ventaglio ampio di nuove disposizioni dalla tassazione a rate sulle plusvalenze dei beni strumentali, l’affrancamento delle riserve in sospensione d’imposta (che dal 2030 però comincerà a essere compensato) e l’aumento delle imposte sui dividendi con la modifica alla Partecipation Exemption che non piace a Forza Italia.
Anche in questo caso, il cantiere delle nuove regole fiscali ha lavorato lontano dai riflettori, tutti puntati su banche e assicurazioni.
Tagli al fisco sui lavoratori. Poggia su questi pilastri, non potendo in pratica contare su deficit aggiuntivo, il finanziamento delle nuove misure di spesa, a partire dal taglio della seconda aliquota Irpef che come da attese riduce il gettito di circa 2,9 miliardi all’anno. Lo sconto «favorirà 13,6 milioni di contribuenti, di cui 8,2 milioni con reddito prevalente da lavoro dipendente, con un beneficio ulteriore pari in media a circa 210 euro», come ha specificato Giorgetti ieri rispondendo a un question time alla Camera.
Ai redditi da lavoro andranno anche i circa 2,1 miliardi offerti dalle varie tasse piatte su rinnovi contrattuali del settore privato, turni, straordinari e festivi. Un solo anno di sterilizzazione parziale per l’aggancio dei requisiti previdenziali alla speranza di vita costa 1,575 miliardi fra 2027 e 2028. Numeri che pesano sul bilancio e che, fra le altre cose, motivano il nuovo «no» pronunciato da Giorgetti ieri alla Camera alla richiesta di una replica degli acconti fiscali a rate per le partite Iva proposta dal collega di partito Alberto Gusmeroli.
* Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 23 ottobre 2025 (In collaborazione con Mimesi s.r.l)
Rottamazione solo per il 3% dei debiti. Dall’antievasione 3 miliardi in tre anni
Legge di Bilancio 2026: al Senato testo bollinato e relazione tecnica. Per la sanatoria costi finali da 778 milioni, e saldo negativo per 2,54 miliardi nel 2026-28
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