di Francesco Cerisano
Alla vigilia dell’assemblea di Arezzo, il presidente Anci fa il punto sui temi caldi in Manovra
Decaro: ok al Fondo verticale. Asili, soldi ai comuni
Rallentare il percorso del Fondo crediti di dubbia esigibilità, restituire (anche parzialmente) i 563,4 milioni di euro non ancora riaccreditati sul Fondo di solidarietà comunale e istituire un Fondo di perequazione verticale a benefi cio dei comuni più in diffi coltà. È questo il tris di richieste che l’Anci si attende di vedere esaudite nel testo defi nitivo della legge di Bilancio ora all’esame del senato. Un pacchetto minimo di aggiustamenti, all’interno di un ddl su cui i sindaci esprimono un giudizio essenzialmente positivo. Dal rifi nanziamento degli investimenti a quello del fondo ImuTasi, dalla stabilizzazione per il prossimo triennio del limite dei 5/12 per le anticipazioni di tesoreria alla ristrutturazione del debito dei comuni, passando per la riforma della riscossione e le semplifi cazioni tributarie, il bilancio della Manovra fi no a questo punto sorride ai comuni. Ma potrebbe essere ancora più favorevole se venissero sciolti gli ultimi nodi tecnici essenziali per la vita degli enti. A cominciare dal bonus per gli asili nido, rivendicato in audizione al senato dal ministro dell’economia Roberto Gualtieri, con cui il governo Conte bis, investendo nel complesso 520 milioni nel 2020 (190 in più rispetto ai 330 già stanziati dall’esecutivo Gentiloni) promette un voucher di 3 mila euro all’anno per le famiglie con Isee fi no a 25 mila euro, di 2.500 euro per Isee fino a 40 mila euro e 1.500 euro per gli altri. Per il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, la misura è senz’altro positiva, a condizione però che i soldi vengano gestiti dai comuni. Alla vigilia della XXXVI assemblea annuale dell’Associazione che si terrà dal 19 al 21 novembre ad Arezzo, il sindaco di Bari fa il punto con ItaliaOggi sul cantiere della Manovra 2020. Domanda. Presidente, il ministro dell’economia Gualtieri ha annunciato che la Manovra garantirà i fondi necessari per rendere gli asili nido gratuiti per la maggior parte delle famiglie. La misura vi tocca da vicino. Coma la giudica? Potrebbe portare qualche problema di bilancio ai comuni? Risposta. La giudico in modo molto positivo ma i fondi devono essere gestiti dai comuni. Che senso ha azzerare le rette in comuni nei quali invece la necessità delle famiglie, ben nota agli amministratori locali, è aprirne altri, aumentarne i posti o prolungare gli orari delle attività? Rischiamo di far aumentare la domanda senza ampliare l’offerta, facendo esplodere le liste di attesa. I fondi che il governo vuole destinare agli asili nido devono essere affidati direttamente ai comuni che devono poter decidere come utilizzarli. Nel mio comune, Bari, ho portato il numero degli asili da 5 a 9, prolungando l’orario di chiusura fi no alle 18, ma l’ho fatto grazie ai fondi Pac (Piano azione e coesione). Se mi tolgono quei fondi dovrò chiudere alcune strutture o ridurre l’orario. Ecco perché è necessario che le risorse stanziate dal governo nella Manovra vadano direttamente ai comuni. Più che dare soldi a pioggia a tutte le famiglie, anche a quelle che si possono permettere la retta, vorrei avere risorse per aprire nuovi nidi, abbassare le tariffe e prolungare gli orari per venire incontro alle esigenze dei genitori che restano fi no a tardi al lavoro. Non tutti hanno alle spalle un welfare familiare che si prenda cura dei bimbi dopo l’orario di chiusura delle strutture. I fondi del governo devono servire a questo. Concepirli come un mero voucher per non pagare la retta, metterà in crisi i comuni, ridurrà il numero di strutture e farà esplodere la domanda. D. In un’intervista a ItaliaOggi (si veda il numero del 12 novembre) il viceministro al Mef, Laura Castelli, ha aperto alla restituzione dei 563,4 milioni di tagli che non vi sono stati più ridati. Ma ha a n c h e lasciato intendere che la coperta è corta e i soldi per immaginare una restituzione integrale non ci sono. Dove si può trovare un punto di caduta su un tema che rischia di arrivare nelle aule dei tribunali? R. I 563 milioni sono soldi nostri che il governo avrebbe dovuto restituire al Fondo di solidarietà comunale già quest’anno dopo che a fine 2018 sono cessati i tagli del dl 66/2014. Dal 2020 se ne aggiungeranno altrettanti. Noi abbiamo dimostrato di essere pronti anche ad adire le vie legali affi nché questi soldi dei comuni vengano restituiti. Il governo dice di non volere creare confl ittualità con sindaci, ma non ci sono molte opzioni: o il governo restituirà i soldi o si assumerà la responsabilità di dire che il dl 66 è ancora in vigore. Con tutte le conseguenze che ne deriveranno in termini legali. Sappiamo che le risorse in Manovra non sono molte e per questo abbiamo detto che per noi va bene anche una rateazione. D. Il compromesso potrebbe essere l’istituzione di un Fondo di perequazione verticale a benefi cio degli enti economicamente più fragili. Il viceministro Castelli ha lasciato intendere che il governo metterà un po’ di risorse su q u e s t o fondo destinato a e s s e r e rimpinguato in futuro… R. È un dato di fatto: la perequaz i o n e solo orizzontale, ossia all’interno del sistema dei comuni, ha fallito. Non è riuscita a compensare gli enti con problemi di bilancio. E il blocco della leva fi scale, in vigore fi no al 2018, ha fatto il resto, ingessando del tutto i bilanci dei municipi. Poi c’è il problema di Roma che è inserita nel meccanismo di perequazione ma è una calamita di risorse. L’idea del governo di un fondo di perequazione verticale, gestito quindi dallo Stato, sarebbe una prima soluzione. Ovviamente bisognerà vedere quante risorse l’esecutivo ci metterà dentro. D. Un altro profi lo di incertezza riguarda la sorte del Fondo crediti di dubbia esigibilità (Fcde) che vi impone di congelare la quota di entrate proprie storicamente poco realizzabili (in primis quelle da riscossione). L’anno prossimo la percentuale di accantonamento dovrebbe salire al 95% ma voi chiedete che anche per il 2020 restino ferme le soglie attuali: 85% o 80% per chi rispetta i termini di pagamento. Non solo. Nel documento depositato in audizione al senato sulla legge di Bilancio chiedete di stabilizzare al 90% la percentuale di accantonamento massima a regime. Che feedback avete avuto dal governo? R. Stiamo discutendo. L’esecutivo sa bene che gli accantonamenti al Fcde ingessano la parte corrente dei bilanci. Nel 2018 si è superata quota 4,7 miliardi di euro e ad essere penalizzati sono state soprattutto le città medie e grandi e gli enti del Centro-Sud del Paese. La nostra è una richiesta sensata: chiediamo di rallentare il percorso del Fcde anche in considerazione dei benefi ci effetti che potranno derivare dalla riforma della riscossione inserita in Manovra. Purtroppo se in molti casi le entrate tributarie restano incagliate non è solo responsabilità dei sindaci. A volte è l’agente nazionale della riscossione a trascurare gli enti perché preferisce inseguire i grandi evasori piuttosto che le multe non pagate dagli automobilisti. D. Le nuove regole sulla riscossione miglioreranno le cose? R. Ce lo auguriamo. Era necessario dare ai municipi strumenti di riscossione più al passo coi tempi visto che le norme erano ferme a un regio decreto del 1910. Tuttavia, prima di verifi care se la riforma della riscossione avrà prodotto dei frutti, bisogna subito risolvere il problema del Fcde. Anche perché, dovendo calcolare, per ogni livello di entrata, la media tra incassi in conto competenza e accertamenti degli ultimi 5 esercizi, la riforma della riscossione, se funzionerà, dispiegherà i suo effetti tra 5 anni. D. Il meccanismo di accollo del debito, già sperimentato per il comune di Roma, viene ripreso dalla Manovra 2020 per ridurre la spesa per interessi dei mutui a carico degli enti locali. In pratica sarà lo Stato ad accollarsi i mutui, rinegoziando i tassi, secondo modalità che verranno defi nite con un decreto del Mef. Come giudica questa misura? R. Senz’altro positiva. I comuni continuano a pagare a Cassa depositi e prestiti tassi medi del 4,5% che sono totalmente fuori mercato, visto che i tassi praticati dalle banche ai privati sono intorno al 2% e lo Stato emette titoli con tassi di interesse all’1%. Per gli enti si trattava di una gabbia da cui peraltro era molto costoso scappare viste le penali salate da corrispondere a Cdp in caso di estinzione anticipata. Con questo meccanismo lo Stato si farà garante presso il sistema bancario dei mutui degli enti potendo così ottenere, grazie alla propria solidità, percentuali più sostenibili. D. Che giudizio esprimete sulla semplifi cazione del fisco locale, dall’accorpamento dei tributi minori all’unifi cazione di Imu e Tasi? R. La semplifi cazione tributaria faciliterà la vita dei cittadini e anche degli operatori comunali. I sindaci avranno sicuramente più autonomia, ma da qui a dire che sicuramente diminuiranno le tasse ce ne vuole. Bisognerà fare i conti con la sostenibilità dei bilanci.
Rassegna stampa in collaborazione con Mimesi s.r.l.
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