di MARCO MOBILI e GIANNI TROVATI (Il Sole 24 Ore – 19/12/20239)
Primo ok in commissione al Senato: nessun intervento per rinviare il superbonus Bonomi: andare avanti sulle riforme, subito i decreti sugli incentivi
La legge di Bilancio conquista il primo sì in commissione al Senato: ora il testo va in aula dove il voto è atteso per venerdì . Le ultime novità riguardano la conferma della salvezza delle pensioni di vecchiaia per i medici, i nuovi aiuti ai giovani sui mutui, le precisazioni sugli affitti brevi e il taglio al fondo investimenti dei piccoli comuni. Nuovi fondi poi per misure contro la violenza sulle donne. Per il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, dopo la manovra sono necessarie riforme e i decreti sugli incentivi.
Con qualche riformulazione marginale e l’approvazione dell’emendamento unitario delle opposizioni per le misure contro la violenza di genere la manovra supera senza traumi la maratona notturna tra domenica e lunedì in commissione Bilancio al Senato e arriva in Aula dove domani pomeriggio comincerà l’esame finale per arrivare alla fiducia e al via libera entro venerdì. Rispetto alla versione approvata dal Governo, il testo ora al suo assetto definitivo per la fiducia a Palazzo Madama e la ratifica alla Camera dopo Natale è parecchio arricchito da una lunga serie di emendamenti del Governo e soprattutto dei relatori, concentrati però su micromisure che con l’eccezione dei correttivi sulle pensioni dei medici e i ritocchi alla cedolare sugli affitti brevi non sembrano destinati a lasciare traccia nel dibattito. Tra gli ultimi, va segnalata l’istituzione della Capitale italiana dell’arte contemporanea, che dal 2024 sarà indicata ogni anno dal consiglio dei ministri e riceverà un milione di euro per la riqualificazione di spazi e aree museali, e i 500mila euro l’anno per tre anni destinati alla Fondazione per la Sussidiarietà con l’obiettivo di finanziare il suo rapporto annuale. Anche per Trento Capitale europea del volontariato 2024 arriva mezzo milione, a cui si potrebbero aggiungere altri 400mila euro in conto capitale previsti per ora solo da un ordine del giorno.
Ma nonostante il lungo lavorio che l’ha preceduto, anche dopo il passaggio in commissione la manovra fa discutere la maggioranza soprattutto su quello che nel testo non c’è. Non c’è, prima di tutto, alcun intervento sul Supebonus, che del resto era stato escluso con nettezza fin dalla settimana scorsa da Palazzo Chigi e dal ministero dell’Economia. Il tema rimane però al centro dell’agenda con Guido Liris, il relatore Fdi della manovra che già nei giorni scorsi si era speso parecchio sul punto, che ieri evocava l’ipotesi di un decreto ad hoc per introdurre il «Sal straordinario» chiamato a salvare l’agevolazione sui lavori 2023 anche quando le opere non arrivano al traguardo della conclusione definitiva. L’ipotesi di una misura del genere era stata spinta già nei giorni scorsi, senza trovare spazio fra gli emendamenti alla legge di bilancio. E ancora ieri dal ministero dell’Economia il sottosegretario Federico Freni (Lega) ha provato a spegnere questo dibattito infinito: «La posizione del Governo mi sembra abbastanza chiara», ha tagliato corto. Ma c’è da scommettere che la questione non abbandonerà la scena, sotto la spinta prevalente ma non esclusiva di Forza Italia che ne ha fatto una bandiera politica a cui ora è complicato rinunciare del tutto. «Credo si possa fare un nuovo tentativo nel Milleproroghe», è tornato a dire ieri il vicepremier Tajani. Ma al Mef, accantonate le ipotesi di miniproroga dei termini per chiudere i lavori, si nutrono dubbi fortissimi anche sulla «non onerosità» del Sal straordinario, per il rischio di certificare costi ulteriori e la necessità di attivare un complesso sistema di controlli su un’agevolazione che ha già prodotto parecchio anche in termini di frodi. A rendere delicato il terreno è il conto a carico della finanza pubblica, salito a novembre a un soffio dai 97 miliardi e destinato a sforare i 100 a dicembre secondo la previsione del ministro dell’Economia Giorgetti.
Qualche soddisfazione in più emerge invece per gli enti locali, che come anticipato nei giorni scorsi su questo giornale nelle riformulazioni vedono drasticamente ridotto il taglio al fondo per gli investimenti dei piccoli Comuni chiamato inizialmente a finanziare le misure di riduzione della spending. In pratica, viene confermato il fatto che circa 280 milioni di fondi Covid non spesi verranno riassegnati agli enti locali, alleggerendo la spending di circa il 20% nel 2024-25 e del 30% nei due anni successivi. Ma per coprire il tutto in termini di finanza pubblica, dal fondo investimenti per i piccoli Comuni si pescano “solo” 44 milioni l’anno prossimo e 14 in quello successivo e ci si rivolge ad altri fondi che non hanno funzionato come quello per le attività commerciali negli enti fino a 20mila abitanti. «Il segnale è positivo – commenta il presidente Anci Antonio Decaro – anche se non basta perché con i tagli che tornano dopo sette anni la situazione rimane molto critica». Confermata la sanatoria ex post delle delibere Imu ritardatarie con possibile conguaglio il 29 febbraio in 200 Comuni e il reclutamento straordinario di 345 segretari comunali, mentre negli enti del Sud l’assunzione a tempo indeterminato del personale reclutato a termine per la gestione dei fondi di coesione potrà andare in deroga ai limiti delle facoltà assunzionali (ma non alla pianta organica). I contributi statali per la progettazione allargano poi il loro raggio d’azione perché non saranno più riservati ai progetti definitivi ed esecutivi.
In collaborazione con Mimesi s.r.l.
* Articolo integrale pubblicato su Ilsole24ore del 19/12/2023
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