di GIANNI TROVATI, Il Sole 24 Ore
Sul personale 88 interventi e 600 assunzioni, ma solo per ministeri e Pa centrale
Nel decreto Pnrr quater approvato dopo lungo confronto nel Governo i sindaci hanno letto la risposta a molte delle loro richieste, dalla garanzia del rifinanziamento integrale dei 10 miliardi di interventi locali usciti dal Piano all’aumento per legge dell’anticipazione al 30% del valore delle opere fino all’estensione delle semplificazioni Pnrr anche alle procedure ora escluse dall’ombrello comunitario. Ma hanno trovato anche più di una sorpresa negativa, a partire dal taglio di quasi due miliardi di euro agli investimenti ordinari per gli anni dal 2027 in poi, deciso per far stare in piedi l’impalcatura delle nuove coperture. Perché una quota dei progetti stralciati dal Piano di ripresa e resilienza imboccano una via più lunga, che supera la data di scadenza del Piano al 2026, e hanno imposto di ripensare il quadro dei finanziamenti negli anni successivi senza però ovviamente avere spazi per nuovo deficit: per ogni euro finito alle opere ex Pnrr, quindi, c’è un euro in meno in qualche altra voce del bilancio.
Il riassunto del dare avere è stato offerto ieri dal presidente dell’Anci Antonio Decaro in audizione alla commissione Bilancio della Camera, dove il provvedimento ha avviato il cammino per la conversione. «Abbiamo fatto gare per 32,5 miliardi di euro aggiudicando a dicembre dell’anno scorso 12,5 miliardi di euro dei 35 che ci sono stati assegnati. Quindi noi crediamo di aver fatto il nostro dovere e chiediamo di poter mantenere quelle risorse che sono state stralciate nel periodo 2027-29».
Secondo i calcoli degli amministratori locali, la sforbiciata al cosiddetto fondone della spesa in conto capitale andrà a penalizzare soprattutto i Comuni medi e piccoli, quelli sotto i 50mila abitanti, colpendo «investimenti immediatamente cantierabili, ormai attivi da molto tempo. Interromperli significa fare un salto all’indietro di oltre dieci anni». In particolare sulle città rischia invece di incidere l’altro taglio scritto nel decreto, quello che riduce di 900 milioni il «Fondo per le opere indifferibili» utilizzato in questi anni per parare i colpi dell’inflazione sui costi di materiali e cantieri.
L’altro capitolo mancante nell’ottica degli enti locali è ancora una volta quello relativo agli organici. I tecnici dell’associazione dei Comuni hanno calcolato che nel testo del decreto la parola «personale» ricorre 88 volte, a riprova dell’importanza attribuita al tema dal Governo. Ma le norme in cui compare riguardano esclusivamente le amministrazioni centrali, prima di tutto i ministeri che vedono un’altra tornata di ampliamenti negli uffici di vertice. In tutto sono in gioco circa 600 assunzioni, nessuna delle quali riguarda però gli enti locali.
* In collaborazione con Mimesi s.r.l. – Articolo integrale pubblicato su Ilsole24ore del 14 marzo 2024
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