Nessun vincolo di spesa agli enti che ricevono aiuti pubblici

Il Consiglio di Stato ferma la misura sul contenimento della spesa a carico degli enti privati che ricevono contributi pubblici di entità significative.

Il Sole 24 ore
7 Luglio 2025
Modifica zoom
100%

di Ilaria Ioannone Gabriele Sepio (Il Sole 24 Ore)

Bloccato il decreto che dà il via libera alle misure di contenimento L’Amministrazione è stata chiamata a riformulare i criteri previsti nel testo
Il Consiglio di Stato ferma la misura sul contenimento della spesa a carico degli enti privati che ricevono contributi pubblici di entità significative. I giudici amministrativi, con una motivazione piuttosto severa “bloccano” il decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) che avrebbe dovuto dare il via libera ai nuovi obblighi di controllo, trasparenza e contenimento della spesa sulla falsariga di quanto già avviene per gli enti pubblici. Invece il decreto attuativo sui «contributi di entità significativa», previsto dalla legge di Bilancio 2025 (articolo 1, commi 857 e 858, legge 207/2024), si ferma ai box. Il Consiglio di Stato, con parere adottato dalla Sezione consultiva per gli atti normativi il 10 giugno scorso, ha sospeso l’esame del Dpcm, rilevando una serie di critiche formali e sostanziali che ne impediscono l’approvazione.

La misura, come previsto dalla Legge di bilancio, puntava infatti ad estendere alcuni vincoli tipici della Pubblica amministrazione anche a società, fondazioni e organismi privati che ricevono sovvenzioni statali sopra una certa soglia lasciando ad un apposito decreto la definizione dei criteri per individuare il «contributo di entità significative». Un provvedimento che non si è fatto attendere e che ha fissato due condizioni per far scattare i nuovi obblighi (limitazione delle spese per beni e servizi alla media del triennio precedente e nomina di un organo di controllo incaricato di trasmettere al ministero dell’Economia una relazione sull’utilizzo dei fondi): che il contributo superi un milione di euro all’anno o copra almeno il 50% delle entrate dell’ente, e che abbia natura non corrispettiva, escludendo quindi tax credit oi rimborsi. La bozza di Dpcm ha previsto anche una serie di soggetti esclusi dai nuovi obblighi tra cui gli enti del Terzo settore già soggetti a controlli strutturati da parte del ministero del Lavoro, lasciando invece nel limbo la situazione delle Onlus e degli enti religiosi, non citati dalla bozza ma comunque soggetti al diritto statale nel rispetto delle norme concordatarie. E proprio questa complessità regolatoria è uno dei punti messi in discussione dal Consiglio di Stato. Il parere osserva come il testo non sia accompagnato dalla relazione sull’impatto della regolamentazione (AIR) né dall’analisi tecnico-normativa (ATN), strumenti essenziali per valutare l’idoneità del decreto rispetto agli obiettivi di riduzione della spesa pubblica. La stessa definizione di «contributo significativo» viene considerata poco coerente: l’alternanza tra le due soglie, quantitativa e proporzionale, potrebbe generare effetti distorsivi, escludendo beneficiari rilevanti o imponendo obblighi sproporzionati a soggetti economicamente deboli.

Non meno rilevante il rilievo formale sull’autorità proponente. La bozza è stata trasmessa dal ministero dell’Economia, ma trattandosi di un Dpcm, il potere regolamentare spettava di diritto alla Presidenza del Consiglio oa un sottosegretario delegato. In mancanza di una manifestazione di volontà imputabile all’autorità competente, secondo il Consiglio di Stato il testo non può dirsi giuridicamente stabile né maturo per un parere. Infine, anche sul piano sanzionatorio la previsione dell’esclusione dal beneficio nell’annualità successiva in caso di mancata resacontazione viene definita «particolarmente tenue», tale da non garantire l’efficacia del nuovo sistema. Il Consiglio di Stato invita, dunque, l’Amministrazione a colmare le lacune istruttorie, chiarire l’ambito applicativo del decreto e riformulare i criteri, prima di procedere all’esame del testo. Insomma un tempo utile anche per rimediare il perimetro applicativo dei nuovi obblighi conciliando i controlli con l’autonomia privata.

* Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 4 luglio 2025 (In collaborazione con Mimesi s.r.l)

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento