Nella Nadef l’incognita dei contratti Pa

il Sole24ore
19 Luglio 2023
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di GIANNI TROVATI (Il Sole 24 Ore – 18/07/2023) – In collaborazione con Mimesi s.r.l
Dovrà rivelarsi più potente del solito l’argine che al ministero dell’Economia va costruito per frenare le richieste di spesa dei ministeri in vista del doppio passaggio rappresentato dalla Nota di aggiornamento al Def a settembre e dalla manovra a ottobre. Perché il sentiero, per utilizzare una metafora ormai abituale (il copyright è di Piercarlo Padoan), è reso ancora più stretto dalla frenata della crescita e dal ritorno delle regole fiscali comunitarie mentre l’inflazione taglieggia il valore reale delle diverse voci di spesa.
Con l’indice dei prezzi al consumo calcolato dall’Istat per il 2022-24, il triennio di riferimento dei nuovi contratti, servirebbero fino a 32 miliardi di euro per una copertura totale dell’inflazione. Cifra ovviamente impossibile, che si confronta con una previsione tendenziale dell’ultimo Def in cui i redditi della Pa scenderebbero di tre miliardi, dai 189,2 di quest’anno ai 186,2 previsti per il 2024. La flessione è anche l’effetto della gobba degli arretrati prodotti dai rinnovi 2019/2021 (in pista ora c’è il contratto dei medici, su cui l’Aran tenta la stretta finale fra questa settimana e la prossima, che fra aumenti e arretrati vale intorno ai 2 miliardi). Ma è ovvio che nel tendenziale non sono presenti nemmeno le risorse per le «politiche invariate», figurarsi quelle per le nuove intese. Mentre solo la replica dell’aumento una tantum dell’1,5% previsto per quest’anno richiederebbe circa 1,8 miliardi fra Pa centrale (un miliardo) ed enti territoriali.
* Articolo integrale pubblicato su ore Ilsole24ore del 18 luglio 2023.

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