di Patrizia Ruffini
Il disegno di legge di bilancio 2020, in discussione alla commissione bilancio del Senato, promette di aiutare gli enti locali ad abbassare il costo del debito. Gli enti locali sostengono un onere del debito molto elevato perché dipende da tassi fissi di oltre 15 anni. I dati mostrati dal Ifel nel corso dell’Ottava conferenza sulla finanza e l’economia locale evidenziano un tasso medio a carico dei Comuni pari al 4,5 % (su 37,7 miliardi), ben più alto rispetto ai tassi medi dell’emissione dello Stato (1,1%). Gli oneri del debito locale (interessi e rate quota di capitale rimborsato) incidono molto pesantemente sui bilanci degli enti, in particolare su quelli di minore dimensione, costretti anche per questo motivo a subire un forte condizionamento alle loro possibilità di spesa. La novità inserita della manovra 2020 demanda le modalità operative a un decreto del ministro dell’Economia, da emanare d’intesa con la Conferenza Stato città ed autonomie locali, entro il 28 febbraio 2020. Il decreto dovrà individuare le modalità e i criteri per la riduzione della spesa per interessi dei mutui a carico degli enti locali, prevedendo anche l’accollo e la ristrutturazione degli stessi da parte dello Stato. L’obiettivo è quello di conseguire una riduzione totale del valore finanziario delle passività totali a carico delle finanze pubbliche, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 1, comma 71, della legge 311/2004. La norma prevede che lo Stato e gli enti territoriali sono tenuti a provvedere alla conversione dei mutui «con oneri di ammortamento anche parzialmente a carico dello Stato» in nuovi titoli obbligazionari o alla rinegoziazione dei mutui stessi, se le condizioni di rifinanziamento permettono una riduzione del valore finanziario delle passività totali. La riduzione della spesa per interessi sostenuta dagli enti locali tuttavia dovrà avvenire senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. La relazione tecnica sulla manovra evidenzia che l’eventuale accollo dei mutui da parte dello Stato determinerebbe effetti positivi in termini di riduzione degli oneri finanziari, considerato che il rischio di credito (cioè il rischio di insolvenza del beneficiario del mutuo) è minore quando è riferito allo Stato. Nel corso dell’anno 2019 i Comuni hanno potuto beneficiare di un risparmio sugli interessi dei mutui a carico degli enti locali, riferiti ai finanziamenti concessi dalla Cassa depositi e prestiti e aventi determinate caratteristiche (decreto Mef 30 agosto 2019). L’operazione di rinegoziazione è stata effettuata mantenendo ferma la data di scadenza prevista nei vigenti piani di ammortamento. Sono stati coinvolti 3.200 enti fra Comuni, Province e Città metropolitane, per 1,3 miliardi di debito residuo al 1° gennaio 2019. Entro il 30 novembre la Cdp liquiderà agli enti che hanno aderito alla rinegoziazione il maggior esborso sulla rata del 30 giugno 2019.
Rassegna stampa in collaborazione con Mimesi s.r.l.
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