Manovra, 400 milioni ai Comuni ma con l’incognita crisi-bis

il sole24ore
2 Novembre 2020
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BILANCI
In legge di bilancio 216 milioni per il welfare e 200 di recupero spending Nuove misure restrittive per la pandemia imporranno di rimettere mano ai conti
La nuova fase della crisi sanitaria che minaccia di cambiare i connotati alla legge di bilancio travolge anche la manovra in arrivo per gli enti locali. Che nelle prossime settimane dovrebbero cominciare a mettere mano ai bilanci 2021; e dalla manovra dovrebbero ottenere una replica della possibilità di utilizzare senza vincoli gli avanzi e gli oneri di urbanizzazione. Misure utili, ma evidentemente microscopiche rispetto alle dimensioni della crisi in arrivo. Anche perché proprio i Comuni sono uno dei fronti più esposti alle ricadute economiche più immediate delle restrizioni anti-Covid: sul punto la lezione di marzo non lascia dubbi.

Il fatto è che il ritmo del contagio corre molto più velocemente rispetto alle possibilità di aggiornamento dei programmi di finanza pubblica. Questo disallineamento temporale è evidente sul piano nazionale, che per esempio ha visto il decreto con i «ristori», costruiti per compensare le chiusure parziali decise due domeniche fa, arrivare in Gazzetta nelle stesse ore in cui si è cominciato a discutere apertamente di un nuovo lockdown. E si riproduce negli stessi termini per la finanza locale.

In base all’impianto originale della manovra, impostata su un’idea di rilancio post-crisi abbondantemente superata dai numeri della pandemia, gli enti locali dovrebbero costruire i bilanci 2021 (entro il 31 gennaio) potendo contare soprattutto su due norme ordinamentali: l’utilizzo senza vincoli degli avanzi, quando ci sono, e l’impiego per spesa corrente degli oneri di urbanizzazione: misura, quest’ultima, che in molti casi rischia di essere solo simbolica a causa della paralisi dell’edilizia.

In gioco ci sono poi 216 milioni per iniziare a coprire le necessità aggiuntive dei servizi sociali, quantificate ufficialmente in 650 milioni dall’ultimo aggiornamento dei calcoli sui fabbisogni standard. Già in programma, infine, la distribuzione di 200 milioni (contro i 100 di quest’anno) per procedere con la copertura progressiva dei tagli prodotti dal Dl 66 del 2014 e scaduti ormai da due anni. Questi 200 milioni dovrebbero mettere al riparo tutti i Comuni dal rischio di riduzioni di risorse a titolo di fondo di solidarietà anche con il procedere della perequazione.

Ma è sufficiente confrontare queste cifre con i 6,3 miliardi stanziati dal governo fra marzo e agosto per capire la sproporzione fra il menù attuale della legge di bilancio e la dimensione dei bisogni che rischiano di emergere già in queste settimane con l’appesantirsi delle restrizioni anti-Covid. Una sproporzione che riguarda tutti i capitoli della legge di bilancio, e che difficilmente permetterà di evitare una revisione rapida e drastica di stime e progetti.

Ma non è solo questione di soldi. Sui tavoli del confronto fra amministratori e governo che dovrà ripartire in vista della manovra vera e propria c’è anche il filone sempre prolifico delle problematiche fiscali. L’ultima è rappresentata dal canone unico, che dall’anno prossimo (dopo la proroga decisa a fine 2019) dovrebbe sostituire Tosap, Cosap e altre imposte minori e che nei Comuni in cui è stato avviato il confronto con le categorie sta sollevando un’infinità di incognite applicative. Non ultima quella dei probabili aumenti a carico di alcune voci per compensare l’uscita di alcune forme di pubblicità dal raggio d’azione del canone. Nell’elenco dei problemi fiscali non può infine mancare nemmeno quest’anno la Tari, alle prese con il decreto sull’economia circolare che ha escluso i rifiuti delle industrie dal novero degli assimilabili.

Rassegna stampa in collaborazione con Mimesi s.r.l.

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