di Carlo Valentini
Vado da un assessore per farmi spiegare un «miracolo». Come fa da qualche anno a presentare, senza sotterfugi, bilanci in pareggio o addirittura in attivo? Roma e Napoli hanno dovuto chiedere leggi apposite per evitare il default, secondo Banca d’Italia sono 33,8 miliardi i debiti dei Comuni italiani e 672 Comuni hanno i conti a rischio, in rosso sono tutti quelli delle medie città. Tutte meno una: Bologna. La voce attiva è oltre un miliardo, quella passiva è un miliardo, con 74 milioni di euro d’avanzo. Vale davvero la pena chiedere lumi a Davide Conte, 46 anni, laurea in Economia a Venezia, la sua città, un master in Economia a Bologna, dov’è rimasto. È stato consulente di amministrazioni pubbliche e di imprese private, nel 2016 il sindaco lo ha chiamato in giunta come assessore al Bilancio. Dice: «Se c’è la volontà è possibile chiudere i bilanci dei Comuni in pareggio, l’assessore deve tenere la barra dritta e la giunta condividere questo obiettivo».
Domanda. Qual è il giusto modo di approcciarsi a un bilancio comunale? Risponde. Con una sorta di algoritmo che comprenda quattro elementi: spesa, tasse e tributi, investimenti, debiti. Aumentando gli investimenti, per esempio nelle strade, nelle scuole, e così via, si fa girare l’economia locale e si crea ricchezza, questo consente di ottenere maggiori introiti con le tasse perché è più facile la riscossione, una parte di quanto si incassa serve a pagare il debito e col risparmio degli interessi aumentiamo la spesa corrente. Si tratta di un meccanismo complesso ma che se ben organizzato funziona assai bene e il nostro bilancio lo dimostra, il debito dalla fine del 2012 alla fine del 2020 si è ridotto di 128 milioni di euro, passando da 210 milioni del 2012 a 82 milioni nel 2020, gli investimenti triplicati, le tasse (Tari e Tosap) ridotte anche del 50%, inoltre abbiamo avviato un fondo di solidarietà perché sta aumentando chi chiede aiuto. D. Mi scusi, allora tutti i Comuni dovrebbero fare lo stesso… R. Infatti penso che dovremmo essere presi ad esempio. Ma bisogna tenere conto di due fattori. Il primo è che in genere nei Comuni il bilancio è considerato residuale, sindaci e assessori vanno per loro conto, poi si registrano le spese, non c’è una visione complessiva, cioè una politica strettamente e preventivamente legata al bilancio, secondo i quattro elementi che indicavo prima.
La seconda questione è la riscossione, che ai politici non piace e quindi spesso se ne disinteressano. Io invece vi ho puntato molto. Abbandonata Equitalia, abbiamo realizzato con Municipia un sistema di intelligenza artificiale che consente di monitorare i contribuenti e intervenire con velocità nella riscossione. Se sei lento poi non trovi più nessuno e bisogna caricare il tributo sui pochi che pagano. Se invece non c’è evasione perché il sistema funziona, pagano tutti e io sono riuscito da 5 anni a tenere ferma la Tari per tutti e a ridurla per qualcuno. Ma pure a pagare i fornitori a 23 giorni. Anche questo conta. Se pago in fretta ho più possibilità di riscuotere in tempo reale le imposte. Poi c’è l’aspetto della semplicità. Non dev’essere faticoso pagare un’imposta. Per esempio abbiamo sottoscritto un accordo con le organizzazioni dei B&B: l’imposta di soggiorno viene pagata dall’ospite direttamente nel sito al momento della prenotazione e il sito la gira al Comune, prima della pandemia si trattava di 10 milioni che ci arrivavano puntualmente e ancora una volta tutti pagavano, in automatico. D. Quindi l’evasione è stata ridotta. R. Sì, attraverso un modello organizzativo fondato sulla velocità. Se si riduce l’evasione c’è più legalità e quindi più sviluppo dell’economia locale e più qualità dei servizi erogati dal Comune. Questo la gente lo percepisce e non c’è più una fuga nell’evasione, che invece avviene se il mio vicino non paga: perché io devo pagare se lui non lo fa? Un Comune che riscuote quasi tutto l’ammontare delle sue imposte è avanti sulla strada della legalità. Ma bisogna impegnarsi, i modelli organizzativi sono difficili da costruire, anche noi abbiamo impiegato tempo per andare a regime e creare un team di lavoro all’altezza di questo compito, per fortuna avevamo professionalità adeguate. Il vero problema della pubblica amministrazione è riuscire a valorizzare chi è bravo, purtroppo mancano i meccanismi per poterlo fare. Le assunzioni sono importanti ma se non si interviene premiando le professionalità saranno inutili. D. Quante persone lavorano nel suo assessorato? R. 200 su 4.200 dipendenti del Comune. D. Quanto ha inciso la pandemia sul bilancio? R. Per 55 milioni.
Mancati introiti sull’occupazione del suolo pubblico, nessuna tassa di soggiorno, sconto del 50% ad alcune attività a partire dai ristoranti. Abbiamo coperto il passivo con risparmi sulle spese e gli aiuti arrivati dal governo. Ci siamo riusciti, l’aiuto che abbiamo dato agli operatori attraverso la riduzione dei prelievi ha consentito di evitare il tracollo di settori dell’economia che ora si stanno riprendendo e quindi già alla fine di quest’anno ritorneremo ai fisiologici flussi di entrata. D. Come sono distribuite le spese correnti del bilancio? R. Il 40,6% nelle politiche sociali, tutela della salute, lavoro, istruzione, il 23,4% nei servizi generali, il 17,2% nella tutela del territorio e dell’ambiente e nello sviluppo sostenibile, il 6,7% nell’ordine pubblico e sicurezza, il 5,4% in cultura e turismo, il 4,9% nella mobilità, e così via. D. In prospettiva quali problemi intravvede per i bilanci comunali? R. Il problema più grosso è la qualità della spesa, resistono politiche legate a vecchi modelli assistenzialistici. Non che non ci sia bisogno di assistere chi ha bisogno però più in generale il welfare va spostato sui servizi, per esempio è meglio dare la casa a uno studente piuttosto che una borsa di studio, meglio il posto in un asilo nido che un bonus familiare. Poi, in prospettiva, sarebbe fantastico se si riuscissero a coordinare i bilanci dei protagonisti di una città. Se, per esempio, il bilancio del Comune potesse essere coordinato con quello dell’università, ne beneficerebbero tutti. Ma siamo ancora lontani da questo salto di qualità, dove i soggetti siano disposti a rinunciare a un po’ di individualismo a favore dell’interesse collettivo. D. Cosa si aspetta dal Recovery Plan? R. Si parla tanto di soldi e di persone, il rischio è che non si affronti il modello organizzativo che consenta di spendere al meglio le risorse. Cioè mi pare che si punti sull’abilità dei singoli (commissari) invece di costruire un modello gestionale delle risorse e questo è un pericolo. D. In autunno a Bologna ci saranno le elezioni. Per chi voterà? R. Non ho tessere. Il Pd di Nicola Zingaretti non era nelle mie corde, Enrico Letta sta facendo un lavoro serio sulle politiche fiscali. Ma io rimango un civico, esperto di bilanci.
Dice Conte: «Se c’è la volontà è possibile chiudere i bilanci dei Comuni in pareggio, l’assessore deve tenere la barra dritta e la giunta condividere questo obiettivo».
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