L’esternalizzazione del servizio di riscossione e l’obbligo di vigilanza

Il caso oggetto di attenzione da parte dei giudici contabili riguarda l’ esternalizzazione del servizio di riscossione dei tributi locali affidato ad una società esterna che sia successivamente stata dichiarata fallita

Il caso oggetto di attenzione da parte dei giudici contabili riguarda l’ esternalizzazione del servizio di riscossione dei tributi locali affidato ad una società esterna che sia successivamente stata dichiarata fallita con ricadute finanziarie per il comune in considerazione della difficile situazione di recupero delle somme incassata dalla citata società. Sul punto, evidenzia il Collegio contabile, le forti criticità rilevate nei confronti delle attività di vigilanza da parte dell’ente che abbia deciso di esternalizzare un settore vitale come la sola riscossione o la complessiva gestione delle entrate. In tale ambito, ferma restando la discrezionalità amministrativa dell’ente, spetta all’ente di attivare un’adeguata attività di vigilanza sulle modalità e sulla tempestività delle attività di accertamento e/o di riscossione (anche per evitare prescrizioni) e sulla tempestività di riversamento all’ente delle somme riscosse e, inoltre, una attenta comparazione dei costi e dei benefici.

LE DISPOSIZIONI LEGISLATIVE SUL CONCESSIONARIO

Entrando nel merito delle attività poste in essere da parte del concessionario, si evidenzia come l’art. 22 co.1, del D.Lgs. n.112/1999 stabilisce che il concessionario della riscossione, normalmente, riversa all’ente locale creditore le somme riscosse entro n.10 giorni decorrenti dal giorno successivo alla scadenza di ogni decade di ciascun mese.

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