La spending si morde la coda

Italiaoggi
30 Ottobre 2023
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di MATTEO BARBERO (ItaliaOggi – 27/10/2023) –  In collaborazione con Mimesi s.r.l
La nuova spending review azzera i ristori previsti per quella del 2014. Nel complicatissimo puzzle della finanza locale le tessere più difficile da collocare sono sempre quelle relative al fondo di solidarietà comunale. Per rendersene conto basta leggere la bozza di legge di bilancio 2024 che sta circolando in questi giorni e che dedica all’argomento una norma di 3873 caratteri (spazi inclusi) scritta per ridisegnare il meccanismo lunare di riparto delle somme e adeguarle alla sentenza n. 71/2023 della Corte costituzionale. Ma prima di entrate nei dettagli, a colpire è un dato quantitativo che deriva dalla lettura di un’altra norma della manovra in divenire, quella sulla nuova revisione della spesa, che ai comuni chiederà un contributo alla finanza pubblica pari a 200 milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2024 al 2028. Si tratta di una cifra importante (anche se lontana dai tagli degli anni più bui della crisi del debito sovrano) che annulla la compensazione dei tagli operati dal dl 66/2014. Quest’ultima componente del fsc deriva da una vicenda che ha per lunghi anni contrapposto Stato e comuni, con questi ultimi che hanno reclamato e ottenuto la restituzione di circa 560 milioni di euro, con una rateizzazione partita con 100 milioni nel 2020 e che proprio il prossimo anno andrà a regime. Siccome nel 2023 il ristoro è valso 380 milioni, ecco che il delta sul prossimo anno è di circa 180 milioni, ossia 20 milioni in meno del nuovo taglio. In pratica, con una mano lo Stato da e con l’altra toglie più di quanto ha dato. Se si aggiungono, poi, gli effetti dell’altra spending review, quella informatica, prevista dalla legge di bilancio 2021 e finora non applicata (anche se si teme lo possa essere già sul 2023, sebbene l’esercizio finanziario sia ormai quasi chiuso) e che vale 100 milioni (più 50 per gli enti di area vasta), è evidente che il piatto piangerà. Tornado alla norma monstre, essa come detto tenta di adeguare la disciplina delle quote vincolate del fsc per sociale, asili nido e trasporto studenti disabili alle indicazioni della Consulta. Per cui si stabilisce che tali somme (destinate a uscire dal fsc per entrate nel nuovo fondo speciale equità livello dei servizi, ma senza alcun incremento) resteranno nella disponibilità degli enti anche in caso di mancato raggiungimento e certificazione degli obiettivi (salvo che gli enti stessi dichiarino che ciò sia impossibile). Anche qui, però, la buona notiziaè ampiamente compensata dalla previsione di un meccanismo sostitutivo che nei casi estremi potrà passare addirittura dal commissariamento degli enti. In particolare, si prevede una prima fase in cui SOSE S.p.A. invita l’ente ad adempiere o a giustificare le motivazioni del mancato raggiungimento dell’obiettivo entro e non oltre i trenta giorni successivi. Qualora, decorsi inutilmente i 30 giorni, perduri l’inadempimento, SOSE trasmette specifica comunicazione al Ministero dell’interno che provvede con proprio decreto al commissariamento dell’ente o al recupero delle somme, nel caso in cui il comune certifichi l’assenza di utenti potenziali nell’anno di riferimento. Entro i 30 giorni successivi il Ministero provvede alla nomina di un commissario che è individuato nel sindaco pro tempore del comune inadempiente, che dovrà provvedere all’invio della certificazione negli ulteriori 30 giorni e, in caso non sia stato raggiunto l’obiettivo di servizio assegnato, ad attivarsi affinché l’obiettivo di servizio assegnato e/o il LEP venga garantito. In caso in cui perduri l’inadempimento da parte dell’ente, il Ministero nomina con successivo decreto un commissario su designazione del Prefetto.
* Articolo integrale pubblicato su Iltaliaoggi del 27 ottobre 2023.

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