di Paola Morigi
Il 4 novembre scorso si è tenuto a Bologna, organizzato dall’Associazione Contare in occasione dei 35 anni dalla sua fondazione, un convegno che aveva come tema “La riforma della contabilità pubblica: attualità e prospettive future”. Organizzato in collaborazione con Regione Emilia-Romagna, Ancrel ed UPI Emilia-Romagna, al convegno hanno partecipato come relatori soci fondatori dell’associazione e autorevoli rappresentanti delle istituzioni (si veda il programma qui), che hanno fornito un quadro di massima intorno all’evoluzione seguita dalla contabilità pubblica nel corso degli ultimi decenni, senza tuttavia trascurare la trattazione delle tematiche di interesse futuro, anche per gli Enti locali.
La riforma della contabilità pubblica: attualità e prospettive future
Molti dei relatori, essendo come la scrivente soci fondatori dell’Associazione Contare, si sono soffermati sulle ragioni che portarono nel 1989 alla nascita dell’Associazione e soprattutto sul desiderio di riuscire a fare qualcosa in più rispetto a ciò che le norme richiedevano a quel tempo. Infatti, quando “Contare” si costituì, nel 1989, la contabilità era ancora regolamentata a livello locale dal d.P.R. n. 421/1979. Si desiderava arricchire il rendiconto finanziario con ulteriori dati, dal momento che qualche Ente già lo faceva e pertanto ci si trovava per tentare di “fare sistema” e allargare il numero degli Enti locali che, volontariamente, agivano allo stesso modo. Non perché si volesse sostituire la contabilità economico-patrimoniale alla contabilità finanziaria, ma perché ci si rendeva conto che era necessario affiancare a quella finanziaria altri elementi, il controllo gestionale, analisi economiche, valutazioni che dovevano portare ad analisi più attente sui costi, sui rendimenti, sulle convenienze[1].
Anche la Corte dei conti del resto si stava muovendo in questa ottica e chiedeva agli enti di essere più attenti e precisi nelle loro valutazioni. Le riforme in cui veniva gradualmente coinvolta la stavano portando ad analizzare i processi (anziché le singole operazioni) e sempre più spesso richiedeva agli enti locali se adottavano sistemi di controllo gestionale al loro interno per verificare i diversi procedimenti che si andavano a realizzare.
Nell’ambito del convegno si sono richiamate anche le linee storiche delle riforme sulla contabilità che sono andate avanti nel corso degli ultimi decenni e che hanno interessato un po’ tutto il settore pubblico: dalla l. n. 468/1978 alle norme sulla tesoreria unica, dalla programmazione economico-finanziaria, alle riforme introdotte nel corso del 1992-93 sulla dirigenza. Poi naturalmente le nuove regole imposte dall’Unione europea hanno giocato un ruolo importante e determinato vincoli che prima non esistevano.
Ora però, viene da chiedersi, che cosa ci si aspetta per il futuro, anche alla luce del passaggio ad una logica Accrual rispetto a quella consolidata della contabilità finanziaria?
L’obiettivo 1.15 del PNRR in proposito sembra definire un “Sistema unico di contabilità economico-patrimoniale Accrual” per le pubbliche amministrazioni, ma questo che dovrà attuarsi nel corso del 2026, che cosa significherà? Sarà aggiuntivo rispetto al sistema di contabilità finanziaria o integrato con la stessa? Sono quesiti in relazione ai quali a suo tempo si scatenarono dibattiti coinvolgenti ma che ora è necessario riprendere.
Si avverte infatti una sorta di scollamento fra le esigenze delle amministrazioni locali e le normative che si susseguono, a ritmo incessante, alle volte sembra non curanti delle problematiche specifiche vissute da comuni, province e loro unioni.
Le prospettive per gli Enti locali
Quali conclusioni trarre e quali potranno essere le prospettive per gli Enti locali?
Innanzitutto è difficile immaginare se nel futuro la contabilità sarà finanziaria, economico-patrimoniale o se si terranno entrambe. Certamente il legislatore (e il Mef in particolare) dovrebbe ascoltare anche gli enti locali e le loro esigenze, semplificando una serie di adempimenti inutili, mantenendo sì normative importanti a livello centrale ma costruendo anche “abiti su misura” per i diversi comparti. Se analizziamo gli adempimenti in capo ai responsabili delle ragionerie ci rendiamo conto che sono infiniti e probabilmente alcuni sono ripetitivi e potrebbero essere semplificati. L’applicazione non lontana di sistemi intelligenza artificiale renderà inevitabili questi passaggi e indispensabile ridurre le ridondanze.
L’altro elemento che non va mai trascurato è quello della conoscenza. La contabilità va spiegata perché questo rafforza la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Il bilancio non è solo una sommatoria di numeri, ma una garanzia per i cittadini, per i loro figli e per le generazioni future. Rendicontiamo i valori e facciamo capire il senso di ciò che si sta facendo con parole semplici e comprensibili, spiegando i prospetti e le tavole. Avremo svolto un grande servizio civico
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NOTE
[1] Queste analisi sono riportate nel nostro P. Morigi – F. Forti, Il controllo di gestione negli Enti locali nell’era digitale, Rimini, Maggioli, 2019, 11.a ed.ne.
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