La riforma del dissesto non può aspettare i tempi della delega

il Sole24ore
18 Settembre 2023
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di STEFANO CAMPOSTRINI e MARCELLO DEGNI (Il Sole 24 Ore – 18/09/2023) – In collaborazione con Mimesi s.r.l
La ricerca sui Comuni dell’università Ca’ Foscari di Venezia e di Ifel si arricchisce di un nuovo voluminoso Rapporto (il sesto; editore Castelvecchi) che sarà presentato al Festival nazionale della statistica a Treviso il 19 ottobre. Tanti i temi sviluppati, uniti dal filo rosso del nesso tra governanti e governati che, nei Comuni, può essere indagato in profondità per la prossimità e la concretezza che li caratterizza.
Sempre più a fuoco il tema della criticità finanziaria, originario della ricerca. Anche il 2022 ha visto la deliberazione del dissesto e l’attivazione della procedura di riequilibrio in 70 Comuni (44 riequilibri e 26 dissesti). Le procedure attivate dal 1989 (anno di istituzione del dissesto), e dal 2012, (anno di introduzione del riequilibrio) sono state, al 31 dicembre 2022, 1.243 (732 dissesti e 511 riequilibri), corrispondenti a 931 Comuni. Il fenomeno ha una forte connotazione territoriale. Il valore medio nazionale è del 12%. Ma in Calabria il 51% dei Comuni ha attivato una delle due procedure, in Campania il 36% e in Sicilia il 35%. Tra dissesti e riequilibri le procedure attive sono 467.
Cambiare le regole sulle crisi finanziarie (il Titolo VIII del Tuel) è da tempo una necessità, che la politica dovrebbe cogliere. C’è la possibilità di introdurre norme di immediata esecutività, andando oltre la delega di riforma del Tuel licenziata dal Governo. La finanza locale, il bilancio pubblico, dovrebbero essere leve per trasferire buone pratiche e competenze, per suscitare energie spesso latenti. E per realizzare questo obiettivo la cosa meno utile è l’irrigidimento dei processi in un approccio cartolare in cui la forma domina sulla sostanza.
Un altro tema di grande rilievo trattato nel Rapporto riguarda la gestione associata di servizi e funzioni, in particolare attraverso le Unioni, ripensate, da rimedio contro la frammentazione, a strumento per la progettazione dei servizi, in una logica sussidiaria. L’Unione può essere il luogo in cui bisogni e risorse assumono la forma del progetto. Anche su questo è stata elaborata una proposta di riforma discussa in un partecipato seminario a Venezia, con le Unioni di Comuni più significative del Paese e le regioni del Veneto e dell’Emilia-Romagna. L’Unione si configura come un ambito ottimale per potenziare l’azione degli enti previsti dalla Costituzione.
Infine, il Pnrr, che caratterizza il sottotitolo del Rapporto. I Comuni hanno dimostrato di saper volare, come il calabrone, a dispetto delle previsioni. E hanno corso moltissimo, come ribadisce il presidente dell’Anci nella prefazione. I Comuni corrono per assicurare i traguardi fissati con il Piano: dalla progettazione (80 miliardi) alla partecipazione ai bandi (con assegnazioni per oltre il 90% dei 40 miliardi stanziati), dagli affidamenti (con 52mila gare, oltre la metà di quelle bandite su tutti i progetti Pnrr) all’apertura dei cantieri. Fino a sviluppare una capacità di spesa annuale già nel 2023 di oltre 14 miliardi, coerente con le esigenze di assorbimento dei fondi Pnrr.
* Articolo integrale pubblicato su Ilsole24ore del 18 settembre 2023.

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