L’Art.106 del decreto legge n.34/2020 detto decreto Rilancio, prevede alcune specifiche risorse destinate agli enti locali a causa del possibile impatto sulla riduzione delle entrate, al fine di assicurare le funzioni fondamentali degli enti locali. Una prima tranche è stata distribuita quale acconto, mentre il saldo dovrà essere distribuito, salva modifica in sede di conversione in legge, entro il 10 luglio. Tenuto conto dei tempi per l’approvazione del bilancio di previsione (entro il 31 luglio 2020) e dell’impossibilità di avere certezza delle risorse da trasferire, così come evidenziato dall’ANCI sulla insufficienza e genericità di allocazione delle stesse, resta il nodo dell’approvazione del bilancio da parte degli enti locali, in mancanza della sicurezza delle risorse che saranno trasferite. Appare, allora, opportuno ripercorrere l’iter previsto, attualmente dal decreto legge, e simulare uno scenario di possibile approvazione dei bilanci da parte degli enti locali.
L’iter legislativo
Il fondo per l’esercizio delle funzioni fondamentali degli enti locali stabilito dall’art.106 del decreto Rilancio porta una dotazione finanziaria di complessivi 3,5 Miliardi di cui 3 per gli enti locali e 0,5 per Province e Città Metropolitane, suddivisi in tre passaggi:
- Il primo passaggio per i comuni ha riguardato il pagamento della prima tranche de decreto pari a 900 Milioni di euro, che sono stati attribuiti agli enti locali in proporzione alle entrate accertate al 31 dicembre 2019 di cui ai titoli I e III (tributarie ed extratributarie, tipologie 1 e 2), come risultanti dal SIOPE. Le risorse attribuite venerdì 29 maggio sono facilmente monitorabili verificando sul sito della finanza locale alla voce pagamenti. Pur di risorse certe si tratta di una anticipazione di liquidità in attesa della successiva suddivisione che sarà demandata ad un tavolo tecnico. Attualmente le risorse sono incassate dagli enti locali all’interno dei trasferimenti statali del fondo di solidarietà comunale;
- Il secondo passaggio previsto dal decreto stabilisce la distribuzione della restante quota del 70% delle risorse finanziarie entro il 10 luglio 2020 sempre da parte del Ministero dell’Interno, ma a seguito di una particolare e dettagliata verifica intermedia. Infatti, si prevede che, allo scopo di ristorare gli enti locali per le mancate entrate, viene costituito un tavolo tecnico presso il Ministero dell’economia e delle finanze, con il compito di esaminare le conseguenze connesse all’emergenza Covid-19 sull’espletamento delle funzioni fondamentali, con riferimento alla possibile perdita di gettito relativa alle entrate rispetto ai fabbisogni di spesa di ciascun ente. I criteri e le modalità di riparto, avverranno previa intesa in Conferenza stato città ed autonomie locali, sulla base quindi degli effetti determinati dall’emergenza COVID-19 sui fabbisogni di spesa e sulle minori entrate, quest’ultime calcolate al netto delle minori spese, e tenendo conto delle risorse assegnate a vario titolo a ristoro delle predette minori entrate e delle maggiori spese (vedi imposta di soggiorno, TOSAP-COSAP; IMU Alberghi);
- Il terzo passaggio prevede, infine, una verifica a consuntivo della effettiva perdita di gettito e dell’andamento delle spese, da effettuare entro il 30 giugno 2021, ai fini dell’eventuale conseguente regolazione dei rapporti finanziari tra Comuni e tra Province e Città metropolitane, con conseguente eventuale rettifica delle somme originariamente attribuite. Per il suddetto monitoraggio, la norma prevede che il MEF possa attivare, anche con l’ausilio dei Servizi ispettivi di finanza pubblica (SIFiP), monitoraggi presso Comuni, Province e Città metropolitane, per verificare il concreto andamento degli equilibri di bilancio, ai fini del riparto del fondo e della quantificazione della perdita di gettito, dell’andamento delle spese e dell’eventuale conseguente regolazione dei rapporti finanziari tra Comuni, Province e Città metropolitane.
La preoccupazione dell’ANCI
L’ANCI, nell’audizione del 28 maggio alle Commissioni della Camera dei Deputati che ha iniziato l’iter per la conversione in legge del decreto Rilancio, ha precisato come L’iter previsto dalla disposizione legislativa sia particolarmente delicato tanto da destare non poca apprensione agli enti locali. Infatti, per ottenere la distribuzione delle risorse previste per il 10 luglio (2,1 Miliari per i Comuni), saranno necessarie molteplici elaborazioni. La prima riguarda la certificazione delle dinamiche di costo che abbiano una diminuzione in ragione del periodo di inattività dovuto al Covid-19, come gli enti abbiano trovato copertura con le spese supplementari grazie alla possibilità di utilizzare alcune misure agevolative (si pensi all’utilizzo di avanzi e alla destinazione degli oneri di urbanizzazione. A ciò si aggiungono le ulteriori analisi richieste in tema di condizioni finanziarie che caratterizzano gli enti locali, come i disavanzi di partenza o gli avanzi disponibili, la dimensione del debito, il peso del FCDE e lo stato di crisi (dissesto, riequilibrio finanziario pluriennale, stato di deficitarietà strutturale, soggetti a piani di rientro). A tale fine l’ANCI ha evidenziato come tutte queste questioni sono di estrema delicatezza, che potrebbero portare a “indici sintetici” di correzione del riparto a favore degli enti meno dotati, oppure, con il veicolo dei “fabbisogni” sulle “funzioni fondamentali”, a minimizzare le esigenze di ristoro.
Avuto riguardo alla perdita stimata, l’ANCI ha formulato tre scenari con un minimo di perdita di gettito tributario ed extratributario pari a 3,7 Miliardi di euro nell’ipotesi ottimistica, di 5,6 Miliari di euro nell’ipotesi intermedia e, infine, di oltre 8 Miliardi nella sua versione pessimistica. Lo scenario di base da considerare è stato quello intermedio dove le ipotesi di uscita dall’emergenza si prevede a luglio con conseguenze sull’intera stagione estiva con possibile normalizzazione in autunno. In quest’ultimo scenario, il recupero del gettito tributario ed extratributario per i comuni potrà avvenire in un aro temporale di almeno tre anni.
Inoltre, da una indagine statistica sulla percezione della perdita di entrate da parte dei Comuni Capoluogo di provincia, è stato possibile estrapolare la riduzione delle entrate proprie dei Comuni a livello nazionale, stimato pari ad una diminuzione nel 2020 pari a -23% rispetto all’anno 2019. E’ stato anche verificato come per le entrate extratributarie l’incidenza della perdita è maggiore (31%) rispetto alle entrate tributarie. Tra le entrate tributarie l’importo di riduzione in percentuale maggiore si ha con l’imposta di soggiorno (pari al 77%), tuttavia, sebbene significativa, la perdita in valore assoluto è all’incirca pari a meno della metà delle entrate relative sia a IMU-Tasi che a Tari, per tali voci la perdita prevista è di circa 1 miliardo per i soli capoluoghi rilevati (3,5 miliardi se si guarda alla proiezione nazionale).
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