di MATTEO BARBERO (ItaliaOggi , 01/03/2024)
Ad oggi si registrano rallentamenti in vista del 2026
La nuova contabilità accrual arranca. Ad oggi si registrano ritardi sia sul versante dei documenti da approvare, ma soprattutto su quello della formazione e sperimentazione. E il traguardo del 2026 si avvicina. Entro tale data, la riforma 1.15 del Piano nazionale di ripresa e resilienza impone l’adozione di un sistema unico di contabilità economico-patrimoniale accrual per tutte le amministrazioni pubbliche. La road map prevede innanzitutto che venga definito l’impianto normativo della riforma. Al momento, sono stati approvati il relativo “quadro concettuale” ed il nuovo “piano dei conti multidimensionale”, mentre si sta ancora lavorando sui nuovi standard contabili Itas. Finora, sono stati approvati in via definitiva nove Itas: 1- Composizione e schemi del bilancio di esercizio 2 – Politiche contabili, cambiamenti di stime contabili, correzioni di errori e fatti intervenuti dopo la chiusura dell’esercizio 4 – Immobilizzazioni materiali 5 – Immobilizzazioni immateriali 10 – Rimanenze 13 – Fondi, passività potenziali e attività potenziali 15 – Benefici per i dipendenti 16 – Prestazioni sociali in denaro 17 – Ratei e risconti Altri due Itas sono in consultazione (i numeri 3 – Operazioni, attività e passività in valuta estera e 6 – Accordi per servizi in concessione: concedente). Sono invece sette gli Itas in elaborazione (i nn. 7 – Locazioni, 8 – Riduzione di valore delle attività, 9 – Ricavi, proventi e lavori in corso su ordinazione, 11 – Strumenti finanziari, 12 – Bilancio consolidato, 14 – Partecipazioni in collegate e accordi a controllo congiunto, 18 – Costi e oneri). Solo per tre Itas, inoltre, sono state approvate le linee guida. Secondo la tabella di marcia originaria, l’impianto avrebbe dovuto essere pronto per la fine del 2023, al fine di consentire nel 2024 l’avvio di un sperimentazione su un numero limitato di amministrazioni pubbliche, scelte in modo da rappresentare le diverse tipologie di enti. Ad oggi, di questo passaggio non si ha ancora traccia, per cui la nuova milestone è stata fissata a metà dell’anno in corso. Parallelamente, è stato avviato un percorso di formazione del personale, che però ovviamente al momento è ancora limitato e fortemente teorico. Il target prevede, però, che nel 2026 la contabilità economico-patrimoniale “accrual” entri in vigore in almeno il 90 per cento delle pubbliche amministrazioni, per poi essere applicata all’intero comparto negli anni immediatamente successivi. Sullo sfondo, vi sono poi le riserve espresse a chiare lettere dalla Commissione Arconet, che per una volta ha dato voce a migliaia di dirigenti e funzionari degli enti locali che tuttora vedono nella riforma accrual una sorta di Ufo Nella riunione del 15 febbraio 2023, la Commissione Arconet ha confermato che l’accrual non soppianterà la contabilità finanziaria autorizzatoria, ma costituirà solo un percorso di perfezionamento del sistema contabile previsto dal decreto legislativo n.118/20111, da realizzare attraverso un adeguamento del principio contabile applicato concernente la contabilità economico patrimoniale vigente ai nuovi Itas. Se così sarà, la montagna rischia di partorire meno di un topolino, in considerazione del fatto che ad oggi circa l’80% degli enti con popolazione fino a 5.000 abitanti di fatto non tengono l’eco-pat, avvalendosi della facoltà prevista dall’art. 232 del Testo unico degli enti locali (dlgs n.267/2000) e di elaborare solo lo stato patrimoniale con modalità semplificate.
* In collaborazione con Mimesi s.r.l. – Articolo integrale pubblicato su Italiaoggi del 1° marzo 2024
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