Informatica pubblica: il “referto” della Corte dei conti. Risorse cospicue ma utilizzo da migliorare

27 Novembre 2019
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“Le stime più accreditate dichiarano una spesa complessiva di circa 5,8 miliardi l’anno per l’informatica pubblica, tra risorse nazionali e comunitarie. Lo scenario, quindi, dà evidenza dell’esistenza di disponibilità cospicue, che rappresentano un considerevole potenziale di sviluppo e che potrebbero fare la differenza nell’adeguamento dell’ICT italiana a tutti i livelli di gestione e di governo, ma che vengono utilizzate in misura limitata e non sempre nel modo più razionale”.

Lo ha affermato la Corte dei Conti nel “Referto in materia di informatica pubblica” presentato alla Camera dei deputati dal presidente della Corte Angelo Buscema con gli interventi di Ermanno Granelli, presidente di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo e dei consiglieri Franco Massi e Maria Laura Prislei. Alla presenza del Presidente Roberto Fico, il parterre dei relatori invitati comprendeva figure di rilievo quali Paola Pisano, ministra per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione, Luca Attias, commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda digitale, Sebastiano Callari, assessore al patrimonio per la Regione autonoma Friuli-Venezia-Giulia, Antonio Decaro, presidente Anci, Silvia Candiani, amministratrice delegata Microsoft Italia, Fabio Vaccarono, managing director Google Italia.

“È evidente – prosegue la Corte dei Conti – come la disponibilità delle risorse comunitarie per l’innovazione rappresenti una grande opportunità sia a livello centrale che periferico che non ci si può lasciar sfuggire; altrettanto importante è il coordinamento delle varie Pubbliche amministrazioni affinché i fondi disponibili vengano indirizzati nel modo migliore, in modalità sinergica e con obiettivi condivisi a livello centrale”.

Nel Digital Economy and Society Index (DESI) l’Italia arranca pur in quadro europeo “complessivamente in difficoltà a crescere sui temi del digitale in un’ottica sistemica” e che “dimostra che le politiche avviate dalla Commissione per un unico grande mercato digitale stentano ancora a essere realizzate”.

“L’Italia rimane ancora indietro, seppur in miglioramento, passando dal 25° posto del 2018 al 24° del 2019, su 28 Paesi, in una situazione di svantaggio e sotto la media EU, registrando una velocità di crescita di alcune aree comunque inferiore a quella della media europea. Di contro- aggiunge la Corte dei Conti – si registrano nel 2019 taluni importanti progressi, con particolare riferimento alla “Connettività” (da 26esimi dello scorso anno a 19esimi) e dei “Servizi pubblici digitali” (da 19esimi a 18esimi). Complessivamente, tuttavia, le prestazioni dell’Italia sul DESI si collocano all’interno del gruppo di Paesi dai risultati inferiori alla media (Romania, Grecia, Bulgaria, Polonia, Ungheria, Croazia, Cipro e Slovacchia)”.

Il DESI “dà contezza di un’Italia ferma al 25° posto su 28 Paesi europei nel 2018 e al 24° nel 2019, con una velocità di crescita delle iniziative comunque inferiore a quella della media europea sui temi del digitale. Complessivamente l’Italia si colloca al terzultimo posto in Europa per attuazione dell’Agenda digitale“.

I fondi pubblici mobilitati «non so dire se sono tanti o pochi ma li abbiamo sicuramente spesi male, però un monitoraggio di queste spese aiuterebbe a far funzionare meglio i servizi». Questo il commento del ministro per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione Paola Pisano alla presentazione del referto. «Auspico che la Corte crei una sezione per il monitoraggio della digitalizzazione della P.a. con magistrati che possano aiutarci perché fare digitalizzazione è far efficienza e trasparenza».

Molto articolato il commento dell’ANCI, affidato alle parole del vicepresidente vicario Roberto Pella:

“L’Anci accoglie favorevolmente l’iniziativa della Corte dei conti di avviare una indagine in materia di informatica pubblica e condivide l’obiettivo dichiarato di favorire la costruzione di servizi semplici e inclusivi per i cittadini, l’aumento della trasparenza, l’utilizzo dei dati per decisioni informate nonché il contrasto ai fenomeni corruttivi. Tuttavia occorrono azioni di accompagnamento delle amministrazioni, soprattutto verso i piccoli Comuni, all’uso del sistema pagoPA e, segnatamente, è auspicabile l’offerta centralizzata di un servizio d’intermediazione di base che, come accaduto nell’ambito del progetto SIOPE+, sostenga l’adesione degli enti più piccoli e tecnologicamente meno indipendenti”

“I servizi online della Pubblica Amministrazione, nonostante un buon trend di risposta dai Comuni – ha spiegato Pella – faticano a decollare, per qualità e quantità. Lo sanno i cittadini e lo hanno ricordato recentemente gli interventi della ministra dell’Innovazione e del commissario straordinario per la trasformazione digitale con le loro esortazioni, trasmesse a tutti i Comuni, ad accelerare su pagoPA e sull’Anagrafe Nazionale Popolazione Residente”.

“In questo contesto – ha continuato Pella – lo spirito è quello di utilizzare ogni spazio per orientare l’azione del comparto al raggiungimento dell’obiettivo mettendo a disposizione le best practice, valorizzare le conoscenze dirette sullo stato dell’informatica nei Comuni, nonché le esperienze maturate dal territorio in modo da sostenere l’azione di ricognizione della Corte dei conti e gli esiti che da questa promaneranno”.

Secondo Pella si rende quindi necessario “un percorso di convergenza verso gli elevati standard previsti dalla legge, che deve partire da un certo numero di piattaforme nazionali, realizzate, nel corso degli anni, dalle amministrazioni centrali delegate con l’obiettivo di offrire funzionalità fondamentali e trasversali nella digitalizzazione dei procedimenti amministrativi delle PA”.  Ne consegue secondo il vicario Anci che le PA centrali, responsabili delle piattaforme nazionali abilitanti, non trascurino la questione dei costi del dispiegamento e prevedano strumenti che consentano di ammorbidire l’atterraggio delle innovazioni che rientrano nella strategia nazionale”.

“L’elevata eterogeneità delle amministrazioni rispetto alla capacità di portare avanti la trasformazione digitale – ha concluso Pella – rende necessaria più attenzione delle amministrazioni responsabili ai punti elencati che possono essere considerati fattori critici per orientare al successo i grandi progetti di digitalizzazione della PA”.

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