Esordisce con una domanda, che è una sfida: «cosa vogliamo leggere nei libri di storia sul periodo che stiamo vivendo oggi?» E prosegue: «siamo tutti coautori, occorre dimostrare un senso di responsabilità collettivo per costruire un nuovo paese e una nuova Europa, puntando su innovazione, sostenibilità, conoscenza. Con le imprese al centro, motore di lavoro e benessere». È la “Storia futura”, titolo che Riccardo Di Stefano ha scelto per il convegno dei Giovani imprenditori, il 9 luglio a Genova, che quest’anno celebra il 50° anniversario. «La storia futura è quello che scegliamo, oggi, di diventare. Il Pnrr è un’occasione unica, abbiamo una incredibile quantità di risorse, ma servono anche visione, metodo e tempi certi di attuazione delle riforme. Dobbiamo realizzare ciò che non siamo riusciti a fare negli ultimi 30 anni. Siamo orgogliosi che saranno con noi tutti i rappresentanti di partito: Conte, Letta, Meloni, Renzi, Salvini, Tajani. Ci saranno anche i ministri Bonetti, Brunetta e Cingolani. È con la politica che vogliamo parlare del futuro, dell’impresa giovanile, della responsabilità di agganciare questo boom economico, di essere concreti nell’implementazione del Pnrr in ottica generazionale».
L’impresa di crescere, è il sottotitolo del convegno. «Le imprese hanno dimostrato di aver tenuto in piedi il paese. Ora dobbiamo riflettere su come fare impresa nel post pandemia: sostenibilità e digitalizzazione sono imprescindibili, le aziende vanno accompagnate nel cambiamento. Bisogna stimolare l’open innovation, affrontare il tema della formazione, affinché siano disponibili competenze adeguate, fare rientrare i cervelli, aumentare la capacità di ricerca».
Su quali direttrici immagina l’Italia del futuro?
Primo, occorre imparare dalla pandemia le lezioni sulla resilienza dei sistemi sanitari, il rapporto tra cittadino, imprese e Pubblica amministrazione, l’Europa come casa comune. Secondo, il lavoro: formazione, parità di genere, occupabilità e non salvaguardia del posto di lavoro, crescita economica. Terzo aspetto, la cittadinanza globale, declinata come ambiente, sostenibilità, multilateralismo, industria inserita nelle catene globali del valore. Infine la libertà economica, e in questo aspetto includo fisco, credito, imprenditorialità giovanile e spinta all’innovazione.
Molti politici: serve un confronto diretto?
È necessario un dialogo: oggi abbiamo Mario Draghi, che è la scelta migliore possibile. Ma per realizzare il Pnrr occorreranno anni, dopo di lui arriverà un governo politico e vogliamo avviare un confronto da subito, presentare le nostre proposte, ascoltare la loro visione di futuro del paese. Ci aspettiamo un’azione riformatrice forte, dalla Pa, alla giustizia, al fisco, alle politiche attive del lavoro e ammortizzatori sociali. Attenzione ai giovani e al problema demografico che ha l’Italia. Per generare quel fattore fondamentale per l’economia che è la fiducia. Abbiamo la percezione diun nuovo miracolo economico, con un pil attorno al 5 per cento. Bisogna stimolare la ricerca, l’innovazione, il rapporto tra le università e le imprese, l’interazione lungo le filiere. Gli investimenti stanno ripartendo e c’è bisogno di una partnership pubblico privato per andare anche oltre gli obiettivi di crescita individuati nel Pnrr.
Riforme: quali le priorità?
C’è bisogno di rimettere in moto il paese, creare un contesto favorevole all’impresa. Occorre un fisco che non sia repressivo, ma incentivi comportamenti virtuosi. Che sostenga una maggiore patrimonializzazione delle imprese. Una pubblica amministrazione che funzioni e non sia di ostacolo. Un’urgenza delle prossime settimane è una riforma delle politiche attive e degli ammortizzatori sociali. Non mi aspetto licenziamenti, l’industria piuttosto cerca competenze che non trova. Ma occorre rivedere tutto il sistema per offrire garanzie universali e migliorare l’occupabilità delle persone, con la formazione.
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