Il Governo chiama anche le partecipate pubbliche

il sole24ore
5 Agosto 2020
Modifica zoom
100%

Il governo “chiama” le partecipate pubbliche in modo da riempire di ulteriori contenuti il piano italiano per accedere ai 209 miliardi del Recovery Fund. L’appuntamento è per domani pomeriggio al ministero dello Sviluppo economico dove i vertici delle grandi aziende di Stato saranno chiamati a illustrare davanti al titolare del Mise, Stefano Patuanelli, i progetti per contribuire alla ripartenza del Paese dopo l’emergenza coronavirus.

Le convocazioni ricalcano da vicino quelle partite a giugno in occasione degli Stati Generali dell’economia: attorno al tavolo siederanno perciò i numeri uno di Enel, Eni, Ferrovie, Fincantieri, Invitalia, Leonardo, Snam e Terna che in queste ore stanno lavorando alla messa a fuoco delle priorità alla luce degli assi principali già indicati dall’esecutivo, in primis decarbonizzazione e innovazione, e con un occhio ai piani industriali.

Sarà, dunque, nel solco degli investimenti già definiti all’interno dei rispettivi business plan che si muoveranno i ceo nel tratteggiare il possibile apporto al piano di ripresa italiano. Filo rosso la transizione energetica, che rappresenta un minimo comun denominatore. Enel porrà quindi l’accento sullo sviluppo delle rinnovabili e sulla digitalizzazione delle reti, tasselli clou del Piano nazionale energia e clima (Pniec) che disegna la rotta futura verso un’economia a basse emissioni, Eni ribadirà i suoi progetti per una transizione green e per il raggiungimento della neutralità carbonica nel lungo termine, mentre Snam rimarcherà l’impegno a procedere nello sviluppo dell’idrogeno – uno degli assi di intervento su cui spinge molto il Mise per il Recovery Fund – e dell’efficienza energetica, altro driver del Pniec la cui accelerazione, necessaria per centrare i target nei tempi previsti, non potrà non incrociarsi con l’accesso ai fondi Ue. Su cui anche Terna, Fincantieri e Ferrovie sono pronti a dire la propria, soprattutto guardando al capitolo infrastrutture che sarà uno dei motori del Recovery plan italiano (e sul quale anche Italgas e Saipem, sempre per rimanere in tema partecipate, sono intenzionate a garantire il loro contributo). Quanto a Invitalia, saranno portati al tavolo nuovi possibili incentivi per il rilancio delle imprese.

Per tornare alla transizione energetica, vanno rapidamente affinate le convergenze tra le priorità ministeriali e i progetti delle partecipate. Mentre partiva la convocazione ai manager delle società, i tecnici del ministero in questi giorni hanno lavorato sulle schede da presentare al Dipartimento per le politiche europee. Le tecnologie e i sistemi a idrogeno sono solo una delle catene strategiche del valore che si intende finanziare. Le catene strategiche sono in pratica grandi ambiti tecnologici, gli stessi definiti dalla Commissione con i Grandi progetti di interesse europeo (Ipcei), tra i quali figurano anche microelettronica, auto “verde” ed autonoma, salute intelligente, industria a bassa emissione di carbonio, internet delle cose nell’industria, sicurezza informatica. Il tema delle catene strategiche era già apparso nell’intervento del ministro dello Sviluppo economico alla Fondazione Ansaldo, la scorsa settimana, così come l’idea di trasformare in fondo perduto, quindi senza più l’obbligo di rimborso, il meccanismo dei finanziamenti “pari passu” inserito nel Dl Rilancio, ovvero la sottoscrizione statale di obbligazioni o titoli di debito per accompagnare le ricapitalizzazioni private.

Nel cantiere delle proposte Mise figurano poi la detassazione degli utili reinvestiti in azienda, la proroga su 3 o 5 anni del piano Impresa 4.0 innalzandone gli incentivi, le agevolazioni per il rientro di produzioni delocalizzate all’estero. Oltre alla rivisitazione del Piano banda ultralarga che sconta un ciclopico ritardo nei tempi di attuazione e per il cui sviluppo sarà decisivo anche l’esito delle discussioni sulla rete unica tra Tim e Open Fiber, la joint venture tra Cassa depositi e prestiti ed Enel. L’esecutivo ha fatto ieri un’ulteriore mossa a sostegno di questo progetto con l’inusuale lettera firmata dai ministri Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli a Tim in cui, nel giorno del consiglio di amministrazione, si chiede di valutare l’operazione con il fondo americano Kkr per la rete secondaria in un «contesto strategico più ampio». Di qui la decisione dell’ex monopolista di far slittare il dossier al cda del 31 agosto per trovare nel frattempo un punto d’intesa con il governo.

Rassegna stampa in collaborazione con Mimesi s.r.l.

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento