Addizionale Irpef, rischio gettito per 4mila Comuni con il passaggio alla sovraimposta

di Gianni Trovati

Addizionale Irpef, rischio gettito per 4mila Comuni con il passaggio alla sovraimposta La legge delega per la riforma fiscale approvata dal governo a metà ottobre e ora in attesa dell’avvio del percorso parlamentare alla Camera non dedica troppa attenzione alla finanza locale. Il passaggio più significativo riguarda l’addio alle addizionali Irpef, che sarebbero sostituite da «sovraimposte». Al di là di un ozioso dibattito nominalistico che si è acceso fra gli esperti, il senso del progetto è chiaro: cancellare le attuali addizionali, che si esercitano sulla base imponibile con un ventaglio di richieste diverse da Comune a Comune, e introdurre un mattone aggiuntivo locale all’imposta nazionale. Chiaro è anche l’obiettivo, che è quello di fare un po’ d’ordine per facilitare la vita ai sostituti d’imposta e per evitare i disallineamenti oggi creati dal fatto che le deduzioni applicate alla base imponibile nazionale non si riflettono in modo fedele su quella locale. Con la conseguenza, fra le altre, di imporre il pagamento dell’Irpef locale anche a contribuenti esenti da quella nazionale. Meno chiari sono gli effetti che questo passaggio può avere sui bilanci degli enti locali. L’incertezza è in parte inevitabile, perché la legge delega per sua natura fissa i principi generali che sarà compito dei decreti attuativi tradurre in norme puntuali. Qualche analisi sugli effetti però è già possibile, a partire dalla clausola di salvaguardia prevista nel testo della delega, in base alla quale i limiti alla manovrabilità del nuovo meccanismo dovrebbero essere calibrati sull’esigenza di «garantire ai Comuni nel loro complesso un gettito corrispondente a quello attualmente generato dall’applicazione dell’aliquota media dell’addizionale all’Irpef».

L’esercizio è stato affrontato dall’Ufficio parlamentare di bilancio, ed è stato esposto nei giorni scorsi da Alberto Zanardi alla bicamerale sul federalismo fiscale. Nella lettura dell’Upb il meccanismo fisserebbe un tetto in base al quale la nuova sovraimposta non potrebbe portare ai Comuni più gettito di quello oggi prodotto dall’aliquota media. La clausola, del resto, è espressamente legata nel testo della delega alla determinazione dei «limiti alla manovrabilità» della sovraimposta.

Su queste basi, però, è evidente il rischio di perdita di gettito nei Comuni che oggi chiedono più della media. Il quadro delle addizionali rielaborato dall’Upb mostra che circa 5.500 Comuni su poco meno di 8mila (il 70,7%) hanno optato per l’aliquota unica, e che fra questi oltre 3.700 (il 47,4% del totale) sono arrivati al tetto dell’8 per mille. In sette casi su dieci l’aliquota unica è priva di soglie di esenzione. Una minoranza di Comuni, il 14,7%, ha scelto invece richieste progressive per scaglioni.

In un quadro del genere, le prime stime Upb mostrano che il rischio di pagare pegno alla riforma fiscale riguarda circa il 50% dei Comuni italiani, che radunano il 66% della popolazione. Un problema diffuso, insomma, che andrà affrontato con un parametro un po’ più raffinato di quello indicato ora dal testo della delega.

In collaborazione con Mimesi s.r.l.

il sole24ore
25 Ottobre 2021
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di Patrizia Ruffini

Contabilità
In Stato-Città il modello per rendicontare gli effetti della pandemia sui bilanci
Arriverà in settimana alla conferenza Stato-città il modello certificazione Covid-19 sull’esercizio 2021. Con anticipo rispetto al termine del 30 ottobre, gli enti locali potranno conoscere il modello per la rendicontazione degli effetti della pandemia sul bilancio di quest’anno.
La legge di bilancio 2021 ha previsto (comma 827) che gli enti locali destinatari del fondone debbano inviare alla Ragioneria generale, utilizzando l’applicativo web del pareggio di bilancio, una certificazione della perdita di gettito connessa all’emergenza Covid, al netto delle minori spese e delle risorse assegnate a vario titolo dallo Stato a ristoro delle minori entrate e delle maggiori spese emergenziali.

Il modello, da inviare entro il 31 maggio 2022, deve essere firmato digitalmente dal rappresentante legale, dal responsabile del servizio finanziario e dall’organo di revisione. Le modalità e lo schema da compilare sono definiti con decreto del Mef con il ministero dell’Interno, sentita la Conferenza Stato-città.

Entro il 30 giugno 2022, o altra data eventualmente modificata dal legislatore, saranno verificati la perdita di gettito e l’andamento delle spese nel 2021 tenendo conto delle certificazioni inviate dagli enti.

Il processo si chiuderà con la «regolazione finale» dei rapporti finanziari tra Comuni e tra Province e Città metropolitane, o tra i due comparti mediante una rimodulazione dell’importo.

La torta a disposizione per il 2021 è di 4,685 miliardi. Nello specifico, 2,275 miliardi sono finalizzati a ristori di maggiori spese, che si articolano in 600 milioni per la Tari, 840 milioni per il trasporto pubblico locale, 500 milioni per la solidarietà alimentare e il sostegno alle famiglie per il pagamento dei canoni di locazione e delle utenze domestiche, 135 milioni per i centri estivi, 170 milioni per il trasporto scolastico e 30 milioni per le aree interne. Sul fronte dei ristori desetinati a compensare le minori entrate sono disponibili 2.410,8 milioni di euro, di cui 1.500 milioni per il fondo funzioni enti locali, 230,8 milioni per esenzioni Imu, 350 milioni per imposta di soggiorno e 330 milioni per la Tosap-Cosap.

In collaborazione con Mimesi s.r.l.

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