di Tancredi Cerne
Finanza locale ad alto rischio a causa di derivati e indebitamento Cerne a pag. 9 Torna lo spettro degli strumenti derivati nei bilanci di alcuni enti locali. La volontà di ridurre l’esposizione di regioni, province e comuni ai rischi connessi con questi prodotti speculativi si è scontrata con la realtà dei fatti. E se il monte totale iscritto a bilancio è salito nell’ultimo semestre di appena 4 milioni di euro a livello nazionale (dopo il calo sostanziale registrato nel quinquennio), il trend mostrato da alcune regioni sembra indurre a suonare un campanello d’allarme. È il caso di Lombardia, Veneto e Piemonte i cui enti locali hanno segnato un cammino inverso rispetto al resto d’Italia arrivando, talvolta, quasi a raddoppiare il ricorso agli strumenti derivati fi nanziari tra il 2015 e il 2020. In cima alla lista degli osservati speciali c’è di sicuro il Piemonte che, secondo le rilevazioni della Banca d’Italia, rappresenta la regione più gravata in termini assoluti da questo onere di rischio finanziario. Dopo aver operato un progressivo allentamento del peso dei derivati tra il 2015 e il 2018, passando da 436 a 397 milioni, la lancetta ha ripreso a salire negli ultimi 18 mesi riportando il peso di questi strumenti al punto di partenza (432 milioni di euro a giugno 2020). Ma c’è chi ha fatto di peggio. Almeno in termini percentuali. È il caso della Lombardia che, nonostante il punto di partenza abbastanza virtuoso nel panorama italiano con 72 milioni di euro di derivati nel 2015, in appena cinque anni ha segnato una corsa senza sosta arrivando a chiudere il primo semestre di quest’anno con 124 milioni di euro, il 72% in più di derivati in pancia rispetto soltanto a cinque anni prima. Male anche il Veneto che nello stesso periodo ha registrato un aumento dei derivati da 95 a 119 milioni. Ma esiste anche un’altra faccia della stessa medaglia, fatta di regioni virtuose che si sono mosse in senso contrario. È il caso, per esempio, del Lazio. Tra il 2015 e il 2020, il peso dei derivati sui conti della regione è infatti diminuito in maniera sostanziale passando da 131 a 27 milioni di euro. Sullo stesso sentiero si è mossa la Campania, scesa da 135 milioni di euro di derivati a 85 nell’ultimo quinquennio. Mentre la Sicilia ha più che dimezzato il peso di questi prodotti, calati, nel periodo, da 80 a 36 milioni di euro. Ma non sono certamente solo i derivati finanziari a pesare sui conti degli enti locali. La conferma è arrivata dall’ultima mappatura realizzata dalla Banca d’Italia sul debito accumulato da regioni, province e comuni della Penisola. Ebbene, se è vero che il trend discendente dell’indebitamento pubblico locale ha continuato senza sosta tra il 2014 e il 2020 abbattendo il peso di 20 miliardi circa a livello nazionale, è vero anche che esistono regioni che hanno continuato a indebitarsi senza sosta. È il caso del Veneto e della Calabria, uniche due aree della Penisola a segnare una crescita del debito pubblico locale nell’ultimo quinquennio. Dai dati elaborati dagli esperti di via XX Settembre è emerso infatti che tra il 2014 e il 2019 il debito non consolidato del Veneto è cresciuto di circa cento milioni di euro arrivando a 7,53 miliardi di euro lo scorso anno rispetto ai 7,42 miliardi di cinque anni prima. Un trend molto simile a quello osservato in Calabria dove il debito pubblico degli enti locali è salito però di 250 milioni circa nello stesso periodo arrivando a sfi orare i 5,7 miliardi di euro. In termini assoluti è invece il Lazio la regione maggiormente gravata dall’indebitamento degli enti locali: 113 milioni di euro di titoli emessi in Italia, 778 milioni all’estero e prestiti verso banche nazionali e Cdp per 11,3 miliardi, oltre a innumerevoli altre voci che portano il totale a ben 28,5 miliardi di euro di debito non consolidato. Seconda in classifi ca, la Campania con 16,5 miliardi di euro tallonata da Piemonte (11,74 miliardi) e Sicilia (11,72 miliardi di euro), davanti alla Lombardia che chiude il quintetto di testa con 11, 016 miliardi. Gli esperti della Banca d’Italia sono andati oltre analizzando il peso del debito sui diversi comparti. Si scopre così che a livello nazionale il grosso del debito pubblico locale grava sui comuni con 35,6 miliardi di euro complessivi, seguiti dalle regioni con 31,67 miliardi. Molto più distaccate invece le città metropolitane che contribuiscono a concorrere al totale dell’indebitamento locale con appena, si fa per dire, 6,6 miliardi di euro. © Riproduzione riservata
Le operazioni in derivati fi nanziari con le banche Valore di mercato negativo* (in milioni di euro) Regione Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Trentino Alto Adige Veneto Friuli-Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Totale Dic. 15 436 .. 72 .. 95 .. 5 61 65 27 6 131 84 29 135 2 5 35 80 3 1.271 Dic. 16 447 .. 73 .. 133 .. 5 57 60 14 6 123 71 29 132 2 4 35 71 4 1.265 Dic. 17 422 .. 123 .. 117 .. 4 49 43 18 5 91 63 24 117 2 3 29 54 4 1.168 Dic. 18 397 .. 115 .. 111 .. 3 38 35 17 4 83 51 22 100 2 1 30 52 4 1.065 Dic. 19 421 .. 118 .. 117 .. 3 35 31 16 3 30 88 22 90 2 .. 29 38 4 1.048 Giu. 20 432 .. 124 .. 119 .. 3 33 30 16 3 27 91 22 85 2 .. 29 36 .. 1.052 F onte: Banca d’Italia – Statistiche – Debito delle Amministrazioni locali (30 ottobre 2020) Note: Il valore di mercato negativo per l’amministrazione locale e positivo per la banca rappresentano il potenziale esborso che si determinerebbe per l’ente se il contratto venisse chiuso al momento della rilevazione. Tale valore non concorre alla determinazione del debito delle Amministrazioni locali.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento