Contabilità, il dietrofront Arconet scongiura una beffa per i comuni

ItaliaOggi
4 Ottobre 2019
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Il dietrofront di Arconet sulla contabilità economico-patrimoniale semplifi cata per i mini enti (si veda ItaliaOggi di ieri) scongiura quella che sarebbe stata l’ennesima beffa per le amministrazioni virtuose. Non saranno solo quelle che già nel 2018 si sono avvalse della facoltà di rinviare l’adempimento a poter sfruttare la deroga anche nel 2019, ma anche quelle che fi nora hanno sempre rispettato le scadenze. Tutto nasce dall’art. 15-quater, comma 1, del dl 34/2019. Tale disposizione, da un lato, ha consentito ai comuni con popolazione inferiore a 5 mila abitanti di rinviare la tenuta dei conti di stampo privatistico fi no al 2020 (quindi di fatto al 30 aprile 2021), dall’altro ha previsto un percorso di avvicinamento graduale che prevede l’obbligo di allegare al rendiconto 2019 una situazione patrimoniale redatta con modalità semplifi cate che la competente commissione ministeriale ha reso note nei giorni scorsi (si veda ItaliaOggi del 21/9/2019). Ma sul secondo punto era arrivata una sorpresa: secondo Arconet, solo una parte dei circa 5.500 municipi interessati avrebbe potuto utilizzare il pacchetto light, perché per tutti gli altri la Commissione aveva deciso di negare qualsiasi deroga. Una scelta che (come previsto da ItaliaOggi del 24/9/2019) ha subito fatto discutere, dato che ad essere penalizzate sarebbero state (ancora una volta) le amministrazioni più virtuose che, durante la fase di incertezza sulla concessione o meno di una deroga, hanno comunque rispettato le scadenze di legge. Perché, occorre ricordarlo, il precedente rinvio è arrivato a tempo ampiamente scaduto e quindi molti enti hanno prudentemente deciso di rispettare comunque l’obbligo. L’impostazione iniziale le avrebbe condannate ad essere equiparati agli enti maggiori anche per il 2019. In punto di diritto, è evidente che l’art. 15-quater non opera alcuna distinzione in questo senso e che, quindi, il decreto attuativo avrebbe travalicato la sua competenza andando a cozzare contro la norma primaria. Da qui, a seguito delle proteste di Anci e Upi, è arrivata la correzione di rotta, che fa giustizia di letture sempre più penalizzanti da parte delle burocrazie centrali nei confronti di quelle locali. È anche vero, però, che di semplifi cato nel provvedimento in itinere c’è davvero poco, visto che, per benefi ciare della deregulation, sarà comunque necessario incrociare ben quattro ordini di dati, oltre che a riclassifi care l’inventario.
Rassegna stampa in collaborazione con Mimesi s.r.l.

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