Comuni, una bussola per il Pnrr

ItaliaOggi
23 Dicembre 2021
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di Francesco Cerisano

della Fondazione Anci fa il punto sul dl 152 e sulle urgenze della finanza locale
Canelli: piattaforma Ifel per gli enti. Debiti da ristrutturare
«La ristrutturazione del debito degli enti locali è essenziale per liberare le risorse correnti necessarie a realizzare i progetti del Pnrr e a gestirli dopo il 2026. Molte norme che sarebbero utili a dare respiro ai bilanci locali ci sono già, basta solo attuarle, a cominciare dal federalismo fiscale e dai livelli essenziali delle prestazioni (Lep)». E’ da qui, secondo Alessandro Canelli, presidente dell’Ifel e delegato Anci alla finanza locale, che bisogna partire per evitare quello che sarebbe un autogol clamoroso, non solo per i municipi ma per l’intero sistema Paese. Ossia consentire il permanere tra i comuni di situazioni di grave sofferenza finanziaria in un momento in cui proprio il ruolo dei sindaci è necessario per attuare le riforme del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ecco allora perché bisogna ripartire da una norma che, a causa del Covid, è rimasta largamente inattuata, ossia l’art.39 del dl 162/2019 che consentiva agli enti locali che avessero contratto con banche o intermediari finanziari mutui in essere alla data del 30 giugno 2019, con scadenza successiva al 31 dicembre 2024 e con debito residuo superiore a 50.000 euro (o di valore inferiore nel caso di enti con un costo del debito superiore all’8% della spesa corrente) di presentare al Mef istanza di rinegoziazione con accollo da parte dello Stato. Come emerso dalla 10ma Conferenza Ifel sulla finanza locale, da Nord a Sud per almeno il 30% dei comuni il costo del debito è addirittura superiore al 12% della spesa corrente.

Domanda. Presidente, in quale situazione finanziaria i comuni si presentano ai nastri di partenza del Pnrr? Risposta. Lo stato attuale del comparto comunale è adeguato alle sfide che si attendono. La spesa corrente è sotto controllo, gli investimenti locali sono in crescita, lo stock del debito si riduce. Ma è necessario un potenziamento ed una stabilizzazione delle regole e dei flussi finanziari. D. Cosa manca? R. Sono tre i punti critici. Alla perequazione serve un finanziamento statale che copra le differenze tra capacità fiscali e fabbisogni standard. Oggi è assicurata dai comuni «donatori» ma è più che mai necessario tornare alla perequazione verticale prevista dalla legge delega sul federalismo fiscale (n.42/2009). I comuni che dovranno gestire i progetti del Pnrr devono essere messi nelle condizioni di avere una parte corrente solida. Questo è il tema che ha frenato l’operatività dei comuni negli ultimi anni e che dovrà avere la massima attenzione. Sulla perequazione verticale registriamo un netto miglioramento di approccio. Ci sono state iniezioni di risorse sui servizi sociali e sugli asili nido e con il decreto legge Pnrr un forte ampliamento delle capacità assunzionali dei comuni finalizzate al Pnrr. Riteniamo che qualche sforzo in più debba essere fatto sul Fondo crediti di dubbia esigibilità (Fcde) e sugli effetti della sentenza 80 della Consulta. Il rafforzamento della finanza comunale serve al Paese per spendere presto e bene le risorse previste dal Pnrr. Ma soprattutto serve per trasformare gli investimenti in infrastrutture funzionanti e in servizi erogati.

D. Le strutture organizzative degli enti sono pronte per questa sfida? R. I comuni si dovranno sempre può organizzare come se ci fosse una task force al loro in eterno per poter seguire in maniera efficace la partita del Pnrr. Non sarà semplice vista la velocità con la quale questi progetti devono essere cantierati e viste le difficoltà tecniche che portano con sè. La diminuzione delle disuguaglianze territoriali è un obiettivo cardine del Pnrr che non deve essere visto solo come un’occasione per ottenere risorse. Il tema centrale è che queste risorse vengano spese bene, con efficacia. Bisogna puntare sull’efficacia e sulla misurabilità, ossia sull’impatto che i progetti avranno, e non tanto sull’efficienza perché l’efficienza ti porta magari a ottenere le risorse e rispettare i tempi, ma se poi i progetti non avranno impatto economico e sociale sul territorio, il Pnrr rappresenterà un’occasione persa. D. Per questo avete creato una piattaforma ad hoc per aiutare i comuni? R. E’ stata realizzata una piattaforma chiamata «Servizio orientamento Pnrr comuni» che vuole essere uno strumento di facile consultazione per aiutare dirigenti e amministratori a tenere sotto controllo le varie opportunità di partecipazione ai bandi. E’ necessario avere informazioni precise e puntuali e questo secondo Anci e Ifel è lo strumento ideale.

In collaborazione con Mimesi s.r.l.

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