Comuni, tesoretto da 400 mln

ItaliaOggi
12 Novembre 2021
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di Francesco Cerisano

Il viceministro al Mef fa il punto sulla Manovra. Rigenerazione urbana da ampliare
Castelli: meno interessi rinegoziando le anticipazioni Cancellare il meccanismo di riparto sulla base della spesa storica ha rappresentato una vera e propria rivoluzione che, dal 2022, ampliamo ulteriormente con i Lep.

L’operazione di rinegoziazione delle anticipazioni di liquidità prevista dalla Manovra a favore delle regioni e degli enti che ora pagano al Mef interessi pari o superiori al 3% alleggerirà i bilanci comunali di oneri pari a 400 milioni di euro a cui si aggiunge, attraverso la rimodulazione temporale, un alleggerimento della quota capitale. E per i progetti di rigenerazione urbana, che hanno superato il plafond di interventi finanziabili («segno della importate capacità progettuale raggiunta dai comuni») il governo sta lavorando per allargare il più possibile la platea dei beneficiari, venendo incontro alle richieste dell’Anci. Sulle crisi finanziarie, invece, l’esecutivo è al lavoro su un doppio fronte, il ddl delega per la riforma del Tuel e una proposta di legge parlamentare già incardinata alla Camera, per intervenire «in modo strutturale» sul tema dopo anni di «vestiti cuciti su misura» come nel caso di Roma o delle città metropolitane. Il viceministro all’economia Laura Castelli fa il punto con ItaliaOggi sulle novità di una Manovra che dopo anni di attesa inizia a definire i livelli essenziali delle prestazioni (Lep) e a spingere in modo deciso verso i fabbisogni standard. Con la prospettiva concreta che il quadro degli interventi, già ritenuto soddisfacente dagli enti locali, possa ulteriormente arricchirsi grazie all’apporto del parlamento.

Domanda. Viceministro, i comuni esprimono un sostanziale gradimento verso le misure contenute nella Manovra. Ma chiedono al Governo più coraggio sulla perequazione e sulla definizione dei Lep. Nella legge di bilancio è stato compiuto un primo passo nella definizione dei livelli essenziali di assistenza per asili nido e per il trasporto scolastico degli alunni con disabilità. Ci sarà spazio per andare oltre con la perequazione verticale? Ci sarà una nuova iniezione di risorse statali a favore dei comuni? Risposta. Questa legge di bilancio non va vista come un pezzo isolato, ma deve essere considerata il tassello di un mosaico che stiamo costruendo fin dal 2018. Come molti ormai sanno, il 2021 ha rappresentato la grande svolta del meccanismo dei fabbisogni standard sulle funzioni sociali, assicurando risorse concrete. Cancellare il meccanismo di riparto sulla base della spesa storica ha rappresentato una vera e propria rivoluzione che, dal 2022, ampliamo ulteriormente con i Lep per i servizi educativi per l’infanzia e il trasporto scolastico di studenti disabili. Ma la vera novità di questa manovra è l’introduzione, per le province e le Città Metropolitane, del meccanismo dei fabbisogni standard su molti servizi come l’istruzione secondaria, i trasporti, la polizia provinciale, la gestione del territorio o l’ambiente. Con la Commissione tecnica per i fabbisogni standard, in questa direzione, ci stiamo muovendo anche per chiudere il cerchio per quelle funzioni sociali la cui competenza è attribuita alle regioni.

D. A che punto è la rivisitazione complessiva della normativa su dissesto e predissesto? Il presidente dell’Anci Decaro a Parma ha lanciato l’allarme sul fatto che gli effetti della sentenza 80 della Corte Costituzionale torneranno a farsi sentire anche nel 2022. La norma da voi approvata a giugno ha tamponato l’effetto finanziario per il triennio 2021-2023 attraverso il ripiano in 10 anni e l’assegnazione di un contributo di 660 milioni di euro, ma già dal 2022 secondo l’Anci si determinerà un problema di copertura dei maggiori oneri a carico dei comuni. R. Riteniamo che le importanti risorse stanziate siano sufficienti per i prossimi anni e comunque fino al 2023. Vogliamo però affrontare il tema delle tensioni finanziarie degli enti locali in modo strutturale. Alla Camera, infatti, è stata incardinata la modifica del Capo VIII del Tuel, con l’obiettivo di intervenire e sostenere gli enti prima che esploda la crisi finanziaria, individuando percorsi di risanamento che tengano conto delle singole specificità territoriali. Nonostante il Covid, abbiamo continuato ad accompagnare i comuni, lo abbiamo fatto anche con più Fondi specifici, evitando tensioni di cassa e, attraverso un monitoraggio costante, avendo la certezza che le risorse venissero impiegate correttamente.

D. Non c’è il rischio, aiutando chi gestisce peggio, di lanciare un messaggio poco virtuoso ai comuni? Anche il presidente della Camera Roberto Fico, parlando a Parma, ha ammesso che spesso le situazioni di dissesto sono «riconducibili a condotte politico-amministrative inefficienti, non lungimiranti e non coerenti con il quadro legislativo». R. Negli ultimi provvedimenti di sostegno ai comuni in difficoltà finanziaria abbiamo circoscritto l’ambito d’intervento, tenendo conto dell’indice Istat di vulnerabilità sociale e materiale. In poche parole, abbiamo aiutato quei comuni in cui le difficoltà nascono dalle fragilità del territorio. Dobbiamo sempre fare in modo che non siano i cittadini ad essere penalizzati. D. Sarà la riforma del Tuel la sede per riscrivere le norme sulle crisi finanziarie? R. Ci stiamo lavorando con il ministro dell’interno Luciana Lamorgese, è un buon lavoro che stiamo facendo in sinergia tra Viminale e Mef. In parlamento, come detto, c’è anche una proposta di legge che modifica il Capo VIII. E’ un testo organico, su cui c’è già stato un ampio confronto e che si presenta alla riflessione parlamentare con un notevole livello di approfondimento. Dal 2018 stiamo cucendo vestiti su misura, per ogni caso, lo abbiamo fatto con la norma per l’accollo del debito di Roma, o quella a sostegno delle Città Metropolitane. Ora serve farlo in modo strutturale. D. Dietro le situazioni di sofferenza finanziaria di molti comuni, soprattutto del Sud, ci sono sicuramente anche le oggettive difficoltà a riscuotere i tributi aggravate dalla pandemia. Ne terrete conto? R. Con la legge di Bilancio 2020 abbiamo radicalmente riformato le procedure di riscossione dei tributi locali. I comuni ora hanno strumenti efficaci per riscuotere le somme dovute. Le interlocuzioni con Anci sono continue. Ovviamente da parte del governo c’è tutta la disponibilità ad intervenire a supporto. Per i Comuni della Sicilia, invece, che hanno bisogno di chiudere i bilanci del 2021, stiamo lavorando e verificando anche l’eventuale ricorso allo stanziamento di risorse aggiuntive.

D. Come potranno i comuni in dissesto e predisposto realizzare in modo adeguato i progetti del Pnrr? R. A breve sarà adottato il decreto che ripartisce le 1000 unità di personale tecnico che andranno a sostenere gli enti locali. Come Stato mettiamo a disposizione personale nuovo e risorse aggiuntive per garantire la liquidità. D. Nella Manovra avete inserito una norma ad hoc sulle rinegoziazioni delle anticipazioni di liquidità degli enti locali. Sarà l’occasione buona per ripartire su un’operazione frenata dalla pandemia? Che adesione vi aspettate? R. È una grande opportunità per gli enti locali. Si tratta di un aiuto concreto e diretto, che avrà effetti positivi già dal bilancio del 2022. Stimiamo una riduzione netta degli oneri degli interessi pari a circa 400 mln di euro, a cui si aggiunge, attraverso la rimodulazione temporale, un alleggerimento della quota capitale. D. I sindaci chiedono anche il finanziamento integrale di tutte le proposte di rigenerazione urbana presentate dai comuni. Ci sono margini di correzione in Manovra? R. Ci sono moltissimi progetti, più di quelli che ci attendevamo. E questo è un bene, vuol dire che i comuni hanno maturato un’importante capacità progettuale. Stiamo cercando di estendere il più possibile la platea di quelli finanziabili, compatibilmente con le politiche di bilancio. Non posso escludere che, in Parlamento, si possa intervenire ulteriormente.

In collaborazione con Mimesi s.r.l.

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