I comuni riceveranno il fondo di solidarietà 2018 in due rate: la prima entro maggio sarà pari al 66% dell’importo complessivo, la seconda a saldo dovrebbe essere erogata entro il mese di ottobre. Lo prevede il dpcm 7 marzo 2018, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 83 del 10 aprile scorso.
Il provvedimento recepisce l’accordo raggiunto fra governo e sindaci prima di Natale e distribuisce circa 6,2 miliardi alimentati in via orizzontale mediante una quota dell’Imu trattenuta dall’Agenzia delle entrate e destinati ai municipi delle 15 regioni a statuto ordinario, nonché di Sicilia e Sardegna (i territori a statuto speciale del Nord sono esclusi da questo meccanismo). Il fondo è suddiviso in due quote: la prima serve a compensare i mancati gettiti Imu e Tasi derivanti dalle detassazioni introdotte dalla legge di Stabilità 2016, mentre la seconda viene distribuita seconda una logica di perequazione. Mentre nelle isole, quest’ultima guarda solo alla spesa storica, nelle altre regioni viene attribuito un peso ogni anno crescente alla componente federalista basata sul differenziale fra capacità fiscali e fabbisogni standard. E proprio su tale aspetto si è concentrata la trattativa fra il governo e l’Anci, che ha trovato una soluzione di compromesso nella Conferenza Stato-città e autonomie locali poi recepita dall’ultima legge di bilancio: mentre in base alla legislazione vigente, tale parametro avrebbe dovuto valere per il 55% della quota perequativa, l’intesa ha abbassato tale percentuale al 45% (salirà al 60% nel 2019, all’85% nel 2020 e al 100% nel 2021).
Le amministrazioni con le differenze negative sono quelle che perdono rispetto al 2017: oltre alla Capitale, è il caso di Milano e di Torino. Napoli (che era la città più penalizzata dall’ipotesi di partenza) vede ridursi la perdita, ma anche le risorse rispetto al precedente riparto, così come Genova, Firenze e Bari, mentre Bologna e Venezia si trovano nella situazione inversa recuperando soldi. Come detto, in questa prospettiva, non sono significativi i confronti per Palermo e Cagliari, visto che per loro conta solo la spesa storica.
Come detto, i soldi arriveranno nelle casse comunali per due terzi entro maggio, mentre il saldo dovrebbe essere erogato in autunno: il condizionale è d’obbligo, visto che non sempre le erogazioni sono puntuali. E infatti, l’art. 10 del dpcm mette la mai avanti, subordinando il pagamento ai «limiti della disponibilità di cassa» del pertinente capitolo del bilancio statale.
Rassegna Stampa in collaborazione con Mimesi srl
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