Comuni, niente debito allo Stato ma pioggia di prestiti ai sindaci

il sole24ore
13 Dicembre 2019
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Salta la maxi ristrutturazione dei mutui. Anticipi di risorse per pagare le fatture

Salta sul finale la maxiristrutturazione con accollo allo Stato del debito locale. Ma nell’ultima tornata degli emendamenti approvati in commissione Bilancio al Senato spunta un’altra ondata di anticipazioni di liquidità per pagare i debiti commerciali di Comuni, Province e Città metropolitane. Tanta grazia, forse troppa. Ma andiamo con ordine.

L’ambiziosa ristrutturazione del debito locale (42 miliardi in tutto) con l’accollo allo Stato che ridurrebbe i tassi dei vecchi mutui oggi fuori mercato resta appesa alla norma manifesto inserita nella versione originaria della manovra. Il ministero dell’Economia ha lavorato fino all’ultimo all’emendamento con le regole operative, che avrebbero disciplinato le procedure per portare il debito locale allo Stato mantenendo a carico dei Comuni la spesa alleggerita per gli interessi. Ma alla fine la norma è saltata su un doppio ostacolo: il pagamento delle penali in caso di estinzione anticipata, che nelle bozze circolate in questi giorni sarebbe rimasto a carico degli enti, e la stazza della nuova società in house del ministero dell’Economia che avrebbe dovuto gestire l’intera operazione: due milioni di costo nel 2020, quattro all’anno dal 2021 e 40 persone in organico. Numeri troppo grandi per passare inosservati.

Tutta l’operazione quindi resta per ora in naftalina, in attesa di essere ripresa dopo la manovra in un orizzonte che oggi però appare troppo incerto per fare previsioni.

Di sicuro, invece, c’è l’ondata di anticipazioni di liquidità attribuite dalla manovra alle amministrazioni locali. Le anticipazioni sono un debito che gli enti con le casse in difficoltà contraggono da Cdp o dalle banche per gestire i pagamenti urgenti. La regola ordinaria permette di chiedere fino a tre dodicesimi delle entrate da tributi, trasferimenti e tariffe. Con un primo emendamento la legge di bilancio ha portato il tetto a cinque dodicesimi, come già accaduto in passato. Ma un nuovo intervento offre altri tre dodicesimi, con il meccanismo già sperimentato quest’anno che impone di restituire il prestito entro il 30 dicembre perché superare Capodanno imporrebbe di includere queste somme nel debito pubblico. Quest’ultima tranche è riservata alle amministrazioni titolari di trasferimenti regionali non erogati, che sembrerebbero rappresentare la precondizione per ottenere il prestito ma non il limite delle somme anticipabili, che resta generalizzato a tre dodicesimi delle entrate.

Sui fondi, assegnati o prestati, la manovra è stata insomma generosa con i sindaci, che dalla legge di bilancio hanno ottenuto anche il reintegro progressivo dei 560 milioni della spending scaduta nel 2018 e l’indennità minima di dignità che porta intorno ai 1.400-1.500 euro netti il compenso di chi guida i Comuni più piccoli. Per l’operazione strutturale sul debito, invece, l’attesa continua.

Rassegna stampa in collaborazione con Mimesi s.r.l.

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