Comuni in crisi, dal Viminale ricetta unificata con indicatori estesi al preventivo

Italia Oggi
29 Luglio 2019
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di Gianni Trovati

La proposta dell’Osservatorio del ministero dell’Interno sulla finanza e la contabilità degli enti locali Parte oggi la fase operativa della riforma del dissesto al tavolo tecnico-politico guidato dalla viceministra all’Economia Laura Castelli (M5s) e dal sottosegretario all’Interno Stefano Candiani (Lega) che lavora alla riscrittura degli ordinamenti locali. E in campo entra la proposta appena pubblicata dall’Osservatorio per la finanza locale del Viminale, un documento di 39 pagine che si condensano in una ricetta fondata su pochi e chiari punti chiave. I principali: creare una procedura unica che superi il dualismo di dissesto e pre-dissesto, con il caos normativo e gestionale che ne è seguito; stabilire una forma di cura «specifica per la patologia», con forme di flessibilità in grado di adattare i correttivi alla condizione dei singoli enti; prevdere «un affiancamento istituzionale agli enti per la predisposizione e realizzazione del piano», chiarendo bene la distinzione fra il ruolo di controllo della Corte dei conti e quello di approvazione da parte del ministero dell’Interno. La riforma dovrebbe soprattutto aumentare il carattere preventivo delle regole, perché oggi gli indicatori anticrisi (in particolare quelli sulla deficitarietà strutturale) applicati solo al consuntivo fanno emergere i problemi dei conti solo quando la febbre è già alta. Per aiutare gli enti locali in difficoltà a ritrovare la strada dell’equilibrio strutturale, poi, si dovrebbe introdurre una clausola di salvaguardia che li escluda da eventuali manovre nazionali di finanza pubblica, e «prevedere aiuti finanziari mirati in caso di reale impossibilità non imputabile all’ente». In questi casi, finora, si è invece intervenuti con modifiche contabili su misura, le ultime poche settimane fa nel decreto crescita, che hanno aumentato il caos normativo ipotecando a priori qualsiasi possibilità di controllo effettivo. Basta questa sintesi a mostrare che la proposta targata Osservatorio non va in direzione opposta rispetto all’impostazione presentata poche settimane fa al ministero dell’Economia (Sole 24 Ore del 10 luglio), che punta a introdurre strumenti di risoluzione delle crisi con calendario certo, da chiudere in 5 anni, e con meccanismi flessibili da concordare in tavoli istituzionali. La filosofia è simile, e sfiora l’identità quando il documento dell’Osservatorio propone di costruire «meccanismi analoghi a quelli introdotti per la soluzione delle criticità finanziarie nei sistemi sanitari regionali». Ma è compito delle soluzioni operative trovare il modo di tradurre gli obiettivi in realtà. E qui gli spunti sono molti. Per capirli meglio, è utile precisare due aspetti. L’Osservatorio “abita” al Viminale, ma è un organo a tutto campo che comprende anche esponenti del Mef, degli Affari regionali, della Corte dei conti, degli enti locali, dei commercialisti, dei revisori e professori universitari. Le sue sono quindi proposte tecniche frutto di un confronto ampio e maturato sul campo. Com’è costume della casa, infatti, anche le 39 pagine del nuovo documento sono costellate di grafici e tabelle che inquadrano i problemi contabili alla base delle crisi degli enti locali. Una in particolare offre un’analisi originale. Una delle talpe più attive nell’aprire buchi nei conti locali è la scarsa capacità di riscossione, e il problema emerge chiaro dall’analisi regionale del Fondo crediti di dubbia esigibilità. In Campania, Calabria e Sicilia, le tre regioni record in fatto di dissesti locali, l’Fcde oscilla fra l’8,56% (Sicilia) e il 9,65% (Campania) delle entrate, mentre in Veneto ci si ferma al 2,59%: segno che la riscossione non va, ma anche che la riforma contabile funziona. Identica è la geografia della rigidità di bilancio: le spese fisse raggiungono il picco ancora una volta in Calabria (43,66% delle uscite), Campania (43,29%) e Sicilia (40,87%), mentre in Emilia Romagna e nelle Marche si fermano al 32,07% e al 32,17%. E quando le spese sono inevitabili e le entrate mancano all’appello, i bilanci saltano.

Rassegna stampa in collaborazione con Mimesi s.r.l.

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