di FRANCESCO CERISANO (da Italia Oggi)
Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 22 aprile 2025 del “Decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell’interno del 4 marzo 2025, di cui all’articolo 1, comma 788 della legge 30 dicembre 2024, n. 207, concernente i criteri e le modalità di determinazione del contributo alla finanza pubblica, per gli anni dal 2025 al 2029, in attuazione dei vincoli economici e finanziari della nuova governance europea” (visionabile sul sito www.inrel.it) è stato fissato il termine del 22 maggio 2025, termine entro il quale gli enti locali devono provvedere ad effettuare un accantonamento nel proprio bilancio di previsione 2025/2027 effettuando una spending review tra le spese correnti dell’esercizio in corso per l’importo indicato nelle tabelle allegate al decreto che prevede un quantum di spesa non più impegnabile quest’anno. Detto accantonamento potrà essere utilizzato a partire dal prossimo esercizio come spese di investimento, fatto salvo per gli enti in disavanzo che lo dovranno utilizzare per la copertura anticipata del disavanzo stesso. Pertanto, se gli enti non avevano già previsto questo accantonamento già nel bilancio di previsione, devono provvedere entro il 22 maggio prossimo con una variazione da sottoporre all’approvazione del Consiglio Comunale. Non sono previste sanzioni, ma in caso di mancato adempimento l’organo di revisione deve segnalarlo alla Corte dei conti.
Si tratta di un provvedimento che nasce dall’esigenza da parte dello Stato di ottenere un contenimento della spesa corrente per il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica nel rispetto degli accordi con l’Unione Europea con richiesta agli enti locali di un contributo di risparmio di spesa stabilito in base a determinati parametri. Sono esclusi dal predetto contributo gli enti in dissesto ai sensi dell’articolo 244 del dlgs 18 agosto 2000, n. 267 (TUEL); gli enti in procedura di riequilibrio finanziario, ai sensi dell’articolo 243-bis del medesimo testo unico, alla data del 1° gennaio 2025; gli enti con il periodo di risanamento terminato, come definito dall’articolo 265, primo comma del Tuel, ma con l’organismo straordinario di liquidazione ancora insediato; gli enti che hanno sottoscritto gli accordi di cui all’articolo 1, comma 572, della legge 30 dicembre 2021, n. 234 e di cui all’articolo 43, comma 2, del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2022, n. 91. Da quanto sopra, si deduce che a dover effettuare il contenimento della spesa saranno gli enti sani e non anche quelli in dissesto o con piano pluriennale di riequilibrio. Dal momento che lo “smagrimento” della spesa non potrà riguardare spese strutturali, come personale e servizi necessari, la diminuzione andrà ricercata tra le spese volontarie, come quelle ad esempio destinate alla cultura o alla realizzazione di eventi. Ma se quest’anno si riuscirà nell’intento, è probabile che nei prossimi esercizi (quando il contributo richiesto e già indicato negli allegati è pressoché pari al doppio e nel 2029 quasi al triplo) si rischi di aumentare la platea degli enti “malati” a discapito del risultato finale complessivo sulla spending.
Cosa fare allora? Tenuto conto che è impensabile un’operazione di consolidamento del debito degli enti locali con oneri a carico dello Stato, troppo indebitato per poterlo sostenere, si potrebbe porre in essere una sorta di rating degli Enti locali, classificandoli tra quelli che hanno capacità autonoma di sostenere nuovi progetti, con una gradazione sull’attrazione di contributi da gestire, e quelli che invece non hanno le condizioni per farlo in quanto deficitari, per i quali l’innovazione e gli investimenti possono essere gestiti solo dal governo centrale. Una sorta di merito creditizio, insomma, con il principio che i soldi si danno a chi li sa gestire. Lo hanno introdotto le banche a suo tempo con i privati, quando i fallimenti delle imprese ricadevano pesantemente sui loro conti. Lo si può fare anche con gli enti locali, quando le amministrazioni o le condizioni ambientali non danno più la garanzia di una gestione locale sostenibile delle risorse
* Articolo integrale pubblicato su Italia Oggi del 15 maggio 2025 (In collaborazione con Mimesi s.r.l)
Accantonamenti al via: il Ministero dell’Economia ha fissato il termine del 22 maggio
Parte la spending review delle spese correnti: sarebbe necessario un rating degli enti
Italiaoggi
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