Concorso: insindacabilità delle valutazione della Commissione e irrilevanza dei pareri di professionisti esterni
Approfondimento di V. Giannotti
Il giudici di Palazzo Spada affrontano la questione relativa ad una eventuale sindacabilità di un giudizio di inidoneità espresso dalla Commissione di concorso. In merito al giudizio espresso dalla Commissione, rileva il Collegio amministrativo come, ai fini della confutazione del giudizio dalla stessa espresso, è da considerarsi irrilevante la presentazione, da parte del candidato ritenuto inidoneo, di pareri pro veritate, atteso che spetta in via esclusiva alla sola Commissione la competenza a valutare gli elaborati degli esaminandi e — a meno che non ricorra l’ipotesi residuale della abnormità — non è consentito al giudice della legittimità sovrapporre alle determinazioni da essa adottate il parere reso da un soggetto terzo, quale che sia la sua qualifica professionale e il livello di conoscenze e di esperienze acquisite nella materia. Tali sono le conclusioni del Consiglio di Stato, Sezione Quarta, nella sentenza 05/01/2017 n.11 qui di seguito commentata.
PREMESSA
Un candidato che aveva ricevuto un giudizio di inidoneità all’unico elaborato corretto dalla Commissione di concorso, aveva proposto ricorso innanzi la magistratura amministrativa rilevando plurime macrocensure di violazione di legge ed eccesso di potere, contestando la valutazione resa dalla Commissione. Il TAR aveva respinto il ricorso presentato dal candidato sostenendo la correttezza procedurale della Commissione che, oltre a definire in via preventiva i criteri generali di correzione, aveva riscontrato l’errore di diritto in cui era incorso il ricorrente nell’elaborazione della prova scritta, errore questo che si poneva in inconciliabile contraddizione con uno dei canoni (aderenza delle soluzioni adottate alle norme ed ai principi dell’ordinamento giuridico) che la Commissione aveva ritenuto necessario ai fini dell’approvazione degli elaborati, sì da condurre alla formulazione del complessivo giudizio di grave insufficienza della prova tale da condurre al citato giudizio di inidoneità.
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