Regolamento del Governo su “Spese e funzionamento degli uffici giudiziari”

Con specifico comunicato, a seguito del Consiglio dei Ministri n.72 del 03/07/2014, si rende noto che:

Il Consiglio dei ministri ha deliberato, su proposta del Ministro della Giustizia Andrea Orlando, l’approvazione in via preliminare di un regolamento, da adottarsi con Decreto del Presidente della Repubblica, di attuazione dell’art. 1, comma 530, della legge 190/2014 (legge di Stabilità 2015), che ha disposto che, a partire dal 1° settembre 2015, le spese obbligatorie necessarie per il funzionamento degli uffici giudiziari dovranno essere sostenute dal Ministero della Giustizia e non più dai Comuni. Viene quindi superato il sistema, in vigore dal 1941, che poneva a carico dei Comuni l’onere di anticipare le predette spese, che poi erano rimborsate dal Ministero.

Il regolamento stabilisce – senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica e ferme restando le dotazioni organiche del Ministero della Giustizia – le misure organizzative necessarie a dare attuazione a questa radicale innovazione e a svolgere attività sinora espletate dagli enti locali.

A livello centrale, le competenze connesse al funzionamento degli uffici giudiziari sono state attribuite alla Direzione generale delle risorse materiali e delle tecnologie. A livello periferico, si è prevista l’istituzione di una commissione permanente, competente per gli uffici giudiziari aventi sede nello stesso circondario e presieduta dal presidente della corte di appello o dal presidente del tribunale, quando il tribunale non è sede di capoluogo di distretto. La conferenza permanente ha il compito di individuare i fabbisogni necessari per il funzionamento degli uffici, quali ad esempio: manutenzione di immobili, riscaldamento, climatizzazione, utenze, pulizia e disinfestazione, raccolta e smaltimento dei rifiuti, giardinaggio, facchinaggio, traslochi, vigilanza, custodia.

Il provvedimento passa ora all’esame del Consiglio di Stato e delle competenti Commissioni parlamentari per l’acquisizione dei previsti pareri, per poi tornare all’esame del Consiglio dei ministri.

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