L’ARAN interviene sul contributo del Pubblico Impiego nella stabilizzazione finanziaria dei conti pubblici

Sul proprio sito ARAN informa nel mese di giugno viene evidenziata un’analisi sulla stabilizzazione finanziaria dei conti pubblici dove, grazie al blocco dei contratti nel pubblico impiego, il settore pubblico sta contribuendo in modo sostanziale al miglioramento dei conti pubblici. Trattasi di un quadro economico aggiornato al 2012 sulla dinamica dei salari pubblici.

Le evidenze curate dall’Istat sulle retribuzioni di fatto procapite e rileva per il complesso della pubblica amministrazione tra il 2011 e il 2012 una dinamica retributiva negativa pari al -0,6%, un valore del tutto simile a quanto si registrò  nell’anno precedente. In questo modo, rispetto alla base del 2010, il complesso dei provvedimenti restrittivi ha indotto una diminuzione della retribuzione procapite di fatto prossimo all’1,5%.

Il mutamento di regime che ha interessato il settore pubblico diviene ancora più evidente se paragonato con quanto osservato nel settore privato, in particolare nell’industria manifatturiera, che nell’ultimo anno sconta un incremento pari al 2.1%.

Rispetto al periodo antecedente il 2010, in cui era evidente un andamento della contrattazione nazionale pubblica costantemente in vantaggio rispetto quella del settore privato – sia per i comparti manifatturieri sia per quelli dei servizi – si contrappone alla fine del decennio una inversione di tendenza.  Dopo un lungo periodo di crescita cumulata dei salari pubblici superiore a quella delle attività manifatturiere, il 2010 segna il ricongiungimento delle due curve, con una forbice che successivamente muta di segno.

Dal lato occupazione il settore pubblico passa da un valore di poco sotto a 3.650.000 unità di lavoro del 2006, si è ora 3.350.000, pari ad un ridimensionamento occupazionale di 300.000 unità. Come effetto congiunto, la massa retributiva si è stabilizzata nel 2010 ed ha cominciato a ridursi dall’anno successivo, cumulando sino al 2012 una diminuzione poco sotto al 5%, corrispondente a quasi 6 miliardi di minor spesa nominale. Per quantificare cosa questo significhi in termini reali, ai 5 punti di diminuzione nominale va aggiunto anche quanto nel frattempo avvenuto sul versante inflativo e cioè una crescita dei prezzi pari ad 8 punti percentuali. Ciò significa che la stabilizzazione in termini reali è molto più consistente, essendo il risultato dell’andamento congiunto dei due effetti.

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