L’allarme delle città metropolitane sui conti: “Troppi tagli, non chiudiamo i bilanci”

Fonte: LaStampa.it

Restano ancora poche ore per la chiusura dei bilanci delle Città metropolitane, è attesa entro il 31 marzo, ma senza un intervento del governo alcuni enti non riusciranno a rispettare il pareggio di bilancio e a chiudere i conti. Per questo i sindaci metropolitani chiedono all’esecutivo più tempo e risorse, dopo anni di tagli che hanno colpito prima le province e poi gli enti di area vasta che le hanno sostituite, nati nel 2015. In tutto si parla di 1,1 miliardi di euro tagliati dal 2011 allo scorso anno per le 14 città metropolitane, quattro delle quali nelle Regioni a statuto speciale.

Il problema non è solo di instabilità finanziaria, che non permette ulteriori assunzioni oltre che lo svolgimento dei compiti più importanti, come la manutenzione e lo sviluppo delle strade e dell’edilizia scolastica. C’è infatti anche un tema di incertezza sulle funzioni. A due anni dalla loro nascita, le città metropolitane hanno sostituito le province ma in alcune Regioni c’è ancora confusione sulle competenze, un ulteriore aggravio per gli enti a corto di liquidità e di personale, diminuito del 30%.

Il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, incontrerà venerdì pomeriggio il sottosegretario Maria Elena Boschi, per chiedere più tempo e risorse. Quasi metà degli enti non è in grado di chiudere il proprio bilancio in equilibrio entro fine mese e per questo si chiede di spostare il termine alla fine di aprile. Le città metropolitane più in difficoltà sono Roma, Torino, Milano e le tre siciliane, Catania, Messina e Palermo. Decaro chiede uno stanziamento di 100 milioni per permettere di far quadrare i conti, «ma sarà difficilissimo ottenerlo – spiega – visto che litigo ogni giorno su piccole cose e per pochi soldi».

I sindaci metropolitani si dicono preoccupati e chiedono risposte per questo «taglio assurdo. Sono soldi che le città metropolitane recuperano con la fiscalità e che poi restituiamo allo Stato. In questo modo facciamo gli esattori per conto dello Stato».

I tagli per le dieci città metropolitane delle Regioni a statuto ordinario sono stati dal 2011 di 864,3 milioni di euro, a questi vanno aggiunti i 249,5 milioni per le quattro delle Regioni a statuto speciale. Inoltre, ad aggravare i già precari bilanci, c’è anche la diminuzione delle entrate tributarie dell’11,7% e di quelle extra-tributarie del 13,2%. A subire i tagli più importanti dal 2011 sono state le città metropolitane di Roma (199,8 milioni di euro), Napoli (151,7 milioni) e Milano (117,7 milioni). A Torino sono stati tagliati 95 milioni, a Palermo 80,3 milioni, a Catania 79,7 milioni, a Bari 71,6 e a Firenze 62,6 milioni.

Rapportando però il numero complessivo dei tagli con gli abitanti di ciascuna città metropolitana, a subire di più sono le città del sud e delle isole: Cagliari (84,8 euro pro capite), Reggio Calabria (74,4), Catania (71,5), Messina (64,6) e Palermo (63). Per il presidente dell’Anci l’impegno su questi enti deve essere mantenuto, perché «le città metropolitane sono l’architrave del Paese, dove vive il 50% della popolazione e si produce il 50% del Prodotto interno lordo, vanno sostenute».

© RIPRODUZIONE RISERVATA