Federalismo fiscale da rifare

Fonte: Italia Oggi

Federalismo fiscale da correggere. I comuni virtuosi, quelli che hanno erogato ai cittadini servizi di qualità e, soprattutto, al costo giusto, e che hanno un efficiente livello di riscossione delle entrate, quindi molti soldi in cassa, ci rimetteranno. Essendo chiamati a contribuire al Fondo di solidarietà per una cifra spesso superiore a quanto riceveranno. Viceversa, i comuni meno diligenti si vedranno premiati da un meccanismo di attribuzione di risorse che, nel primo anno in cui «avrebbe» dovuto applicare criteri meritocratici (il 20% del Fondo 2015 è stato assegnato sulla base dei fabbisogni standard e della capacità fiscale), in realtà è rimasto perequativo solo sulla carta. Tra i sindaci il malumore serpeggia ormai in lungo e in largo per lo Stivale e i dati pubblicati ieri da ItaliaOggi (arricchiti dalla quota di Imu D) confermano che quest’anno qualcosa è andato storto.

Il parlamento si è messo al lavoro per approvare nel decreto enti locali (dl 78/2015) all’esame del senato un emendamento che faccia uscire i comuni, soprattutto quelli del Nord, da questa situazione kafkiana: virtuosi, ricchi per aver riscosso in modo efficiente le entrate e dunque chiamati a coprire le inefficienze degli altri. L’emendamento in realtà non è stato messo a punto da un senatore, ma da un deputato, Gian Mario Fragomeli (Pd) che l’ha fatto presentare dai compagni di partito Lucrezia Ricchiuti e Giorgio Santini. Camera e senato, del resto, stanno lavorando a braccetto sul testo, visto che con la pausa estiva imminente, è praticamente certo che il decreto avrà un solo vero passaggio parlamentare, mentre Montecitorio si limiterà ad avallare il lavoro di palazzo Madama. Di qui la necessità di una concertazione preliminare tra i parlamentari più esperti in materia di finanza locale.

L’emendamento prevede che chi quest’anno ha subìto un taglio superiore al 9% (che costituisce la media nazionale) debba recuperare il 50% della differenza. Per coprire questo meccanismo correttivo servirebbero 50 milioni, come richiesto dall’Anci in audizione al senato, ma l’avanzo del Fondo di solidarietà ne conta solo 30 milioni. «Bisogna intervenire presto», spiega Fragomeli a ItaliaOggi. «L’alimentazione del Fondi non può essere unicamente di tipo orizzontale e lo stato non può lasciare soli i comuni tra di loro a far pagare i servizi di chi non se li può permettere. La perequazione deve essere verticale: in caso contrario aumenterà sempre più la distanza tra comuni virtuosi e non».

Intanto ieri il ministro dell’interno Angelino Alfano ha firmato, di concerto col Mef, il decreto che, dopo anni di naftalina, fa ripartire l’Osservatorio sulla finanza e la contabilità degli enti locali, previsto dal Tuel (art. 154). E c’è da giurare che subito si occuperà dei correttivi all’attuale sistema di finanza locale. Indispensabili anche in prospettiva della local tax.

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