Comuni, stretta da 350 milioni

Fonte: Il Sole 24 Ore

Quasi 32 milioni in più a Roma, 18 abbondanti a Milano, 14 a Napoli e 12 a Torino. È la traduzione in cifre delle richieste aggiuntive che il Patto di stabilità chiede ai Comuni italiani per il fatto che, con la «manovrina» approvata mercoledì dal consiglio dei ministri, nonostante l’abolizione dei premi ai «virtuosi» tornano a caricarsi su tutti gli enti locali i parametri massimi del Patto. Nel complesso, il nuovo sistema alza di 550 milioni di euro gli obiettivi di finanza pubblica per Comuni e Province, ma la manovrina dovrebbe contenere per i sindaci anche qualche notizia positiva: una dote aggiuntiva una tantum da 120 milioni per il fondo di solidarietà comunale, che va a coprire vecchi “buchi” nelle stime sul gettito Imu e non viene calcolata ai fini del Patto (quindi non aiuta a raggiungerne l’obiettivo) e, secondo le notizie circolate ieri, altri recuperi per un centinaio di milioni.

Tutti i condizionali sono obbligatori, perché la manovrina non ha ancora trovato un testo definitivo, ma il presidente dell’Anci Piero Fassino calcola in 350 milioni il colpo aggiuntivo assestato alla finanza comunale: «Comprendiamo le difficoltà e le esigenze del Governo e ringraziamo il ministro Delrio che ha permesso il recupero di 100 milioni – riflette Fassino -, ma deve essere chiaro che altri tagli per il 2014 sono impraticabili e ci attendiamo che la legge di stabilità sia ispirata da questo principio».

Per capire gli effetti del nuovo intervento, che dovrebbe essere confermato dal testo finale della manovrina, bisogna salire sull’altalena del Patto di stabilità, che si traduce in un obiettivo di bilancio da rispettare per non incappare nelle sanzioni (blocco di indebitamento, spesa corrente e assunzioni, tagli alle indennità dei politici locali e così via). Il Patto, come già accaduto lo scorso anno, prevedeva di dividere gli enti locali in due categorie: i «virtuosi», esclusi dai vincoli, e gli altri, su cui caricare anche il peso degli sconti ai virtuosi. Questo sistema, che l’anno scorso ha distribuito premi a 139 Comuni e 4 Province, è stato abbandonato in corso d’opera (come anticipato sul Sole 24 Ore del 19 settembre), con la conseguenza che gli altri Comuni non avrebbero dovuto caricarsi il peso degli sconti ai “migliori”. Il nuovo decreto, invece, impone a tutti l’applicazione dei parametri peggiori, trattando tutti come «non virtuosi». Tradotta in cifre, questa novità alza l’obiettivo delle cifre indicate nella tabella sopra: più delle grandi città, però, sono i tanti Comuni medi e piccoli inclusi nel 2012 nell’elenco dei virtuosi, e quindi esclusi dal Patto, a subire gli effetti più evidenti: a Brescia, per fare un esempio, l’applicazione del Patto “costa” 22 milioni di euro.

Come si trovano queste cifre? Trattandosi di obiettivo di bilancio, si possono tagliare le spese o aumentare le entrate. A ottobre inoltrato, però, la seconda strada sembra decisamente la più praticabile: «In questo modo – sintetizza Marco Filippeschi, presidente di Legautonomie e sindaco di Pisa – ci obbligano ad incrementare ancora le imposte locali». A ieri, quasi 800 sindaci hanno deciso aumenti dell’addizionale Irpef, l’aliquota ordinaria dell’Imu ha spazi per aumentare di oltre l’1%, e c’è tempo fino al 30 novembre. Solo a consuntivo, quindi, si potrà capire se la manovrina è davvero «senza tasse».

© RIPRODUZIONE RISERVATA