Bilanci preventivi, il rinvio si «ferma» al 31 maggio

Fonte: Ilsole24ore

Rinvio sì, ma solo fino al 31 maggio e non al 30 giugno come ipotizzato anche nell’ordine del giorno della conferenza. Nella decisione presa ieri sui bilanci preventivi di Comuni e Province, la Stato-Città ha voluto così confermare una certa «pressione sui tempi», e l’obiettivo di evitare le proroghe in serie che hanno caratterizzato la finanza locale negli ultimi anni. Per riuscirci, però, bisognerà decidere nelle prossime due settimane, entro la riunione della Conferenza in programma per il 25, la ripartizione della spending review chiesta ai Comuni (1,2 miliardi) e alle Province (un miliardo). E non sarà semplice.

In fatto di date, resta da capire come la nuova scadenza si incrocerà con le elezioni che attendono quasi 1.100 Comuni fra due mesi. Nelle scorse settimane da Palazzo Chigi era emersa l’ipotesi di fissarle il 10 maggio, ma una possibilità ulteriore punta al 31 maggio. In questo caso, il nuovo calendario fissato ieri avrebbe l’obiettivo di chiudere la stagione dei preventivi prima del voto. «Speriamo che sia l’ultimo rinvio – ha del resto sottolineato ieri anche il sindaco di Catania Enzo Bianco, presidente del consiglio nazionale Anci – e per questo chiediamo di risolvere al più presto le questioni aperte».

Due sono quelle principali. Sulla nuova spending review chiesta ai sindaci dalla manovra, il Governo si è presentato con una proposta che in pratica replica i parametri appena utilizzati per distribuire i tagli da 563,4 milioni imposti per quest’anno dal decreto sul bonus Irpef (si veda anche Il Sole 24 Ore di ieri): sforbiciata proporzionale ai pagamenti 2011-13 per «consumi intermedi», depurati dalle voci di trasporto pubblico e rifiuti. L’idea non piace agli amministratori locali, preoccupati degli effetti che si determinerebbero da un taglio di oltre 1,7 miliardi (gli 1,2 della manovra più i 563,4 del Dl 66) tutto basato sulla spesa, e chiedono una via alternativa che punta a misurare la stretta in base alle risorse standard di ogni ente. Il quadro è poi complicatissimo per le Province, che entro il 31 marzo dovrebbero individuare il personale in “esubero” mentre le Regioni non hanno ancora definito il nuovo quadro delle competenze.

Il secondo punto interrogativo riguarda la riforma del Patto di stabilità e delle sanzioni per chi non lo rispetta. Entrambe le materie sono state oggetto di due successivi accordi con il Governo, che però non li ha ancora tradotti in norme: per questa ragione ieri i sindaci sono tornati a chiedere l’approvazione di un “decreto enti locali”. Il provvedimento, ha sottolineato il delegato Anci per la finanza locale Guido Castelli (sindaco di Ascoli Piceno) ieri in audizione alla bicamerale per il federalismo, dovrebbe servire anche per la replica del Fondo Tasi da 625 milioni, che l’anno scorso è stato distribuito fra 1.800 Comuni (Milano in primis, con quasi 90 milioni) e per il 2015 è ora all’affannosa ricerca di coperture, e a rimodulare i tagli previsti per le Città metropolitane.

 

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