Tagli, niente rimborsi agli enti

Fonte: ItaliaOggi

Nessun rimborso ai comuni per i tagli del governo Monti giudicati illegittimi dalla Consulta. I municipi che, a seguito della sentenza n. 129/2016, avevano sperato in una restituzione delle risorse ridotte a opera del dl 95/2012 (nel complesso pari a 2,25 miliardi per il 2013, 2,5 nel 2014 e 2,6 a decorrere dal 2015) e che per questo hanno inviato formali richieste di ristoro allo stato (in alcuni casi arrivando a minacciare di adire le vie legali), dovranno rassegnarsi.
Perché sul tavolo della prossima Conferenza stato-città (probabilmente in agenda il 19 gennaio) arriverà il decreto del ministero dell’interno che confermerà i tagli fatti dal governo Monti.

Per capire come ciò sia possibile occorre fare un passo indietro e tornare alla sentenza della Consulta.

La Corte (si veda ItaliaOggi del 7/6/2016) aveva infatti bocciato i tagli della spending review del governo dei professori più nel metodo (mancato coinvolgimento degli enti nella determinazione delle riduzioni) che nel merito. E per questo nella legge di Bilancio 2017 è stata inserita una norma ad hoc (art. 1 comma 444) correttiva della disposizione cassata dai giudici delle leggi (art. 16, comma 6 dl 95/2012). La nuova procedura modifica «ora per allora» la norma contestata stabilendo che «le riduzioni da applicare a ciascun comune a decorrere dall’anno 2013 sono determinate con decreto del ministero dell’interno, d’intesa con la Conferenza stato-citta’ e autonomie locali». In caso di stallo in Conferenza, il decreto potrà comunque essere emanato dal Viminale decorsi 45 giorni dalla data di prima iscrizione all’ordine del giorno.

Il riferimento alle riduzioni da applicare «a decorrere dall’anno 2013» avrebbe in teoria potuto mettere in discussione «ora per allora» anche i tagli operati sui singoli comuni in passato, aprendo la strada a conguagli a vantaggio o a svantaggio di questo o quel comune, ferma restando l’invarianza dei sacrifici a livello di comparto (si veda ItaliaOggi dell’1/11/2016). A questa flebile speranza si erano aggrappati i comuni più penalizzati dai tagli per motivare le richieste di rimborso. L’impresa in verità era subito apparsa ardua perché avrebbe portato a rifare i conti per il passato e per tutti i comuni, visto che riassegnare risorse a un ente avrebbe significato toglierle a un altro. Con una «decisione di buon senso», come la definiscono al Viminale, Anci e ministero hanno convenuto di lasciare tutto invariato anche perché nel 2013 un accordo sui tagli, seppure non formalizzato in Conferenza come avrebbe voluto la Consulta, c’era stato. Di qui l’ok per approvare il decreto nella prossima Stato-città, sul cui tavolo potrebbe approdare anche l’intesa sul Fondo di solidarietà 2017 e in particolare sul correttivo statistico finalizzato a mitigare le oscillazioni rispetto al 2016.

La Manovra prevede un margine compreso tra +8% e -8%, giudicato però insufficiente dall’Anci perché consentirebbe solo a 100 comuni di beneficiare della correzione (si veda ItaliaOggi dell’11/1/2016). E proprio la difformità di vedute da Associazione dei comuni e ministero sul salvagente da riconoscere agli enti ha ulteriormente rallentato la diffusione dei dati del Fondo indispensabili per predisporre i bilanci di previsione da chiudere entro il 31 marzo. Ieri, dopo giorni di trattative, è arrivata la fumata bianca. Secondo quanto risulta a ItaliaOggi l’accordo politico sarebbe stato trovato sulla riduzione del margine di correzione al 4% che consentirebbe di estendere il paracadute a 1.000 comuni. La modifica, dal momento che riscrive una disposizione della legge di bilancio, avrà natura normativa e quindi dovrà essere inserita in un provvedimento di legge, molto probabilmente il decreto Milleproroghe in cui dovrebbe confluire come emendamento al senato.

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