Blocco tributi ma via agli investimenti

Fonte: ItaliaOggi.it

Tributi congelati e maggiori risorse per gli investimenti. Può essere sintetizzato in questi termini l’impatto del disegno di legge di bilancio 2018, varato lunedì scorso dal governo (e ancora suscettibile di modifiche) sugli enti locali. A fronte della conferma, per il terzo anno consecutivo, della blocco della fiscalità, si registrano importanti aperture sul fronte delle spese in conto capitale. Non solo. Sale ancora il contributo per i comuni che decidono di fondersi, che dal prossimo anno varrà il 60% dei trasferimenti 2010, con un massimale incrementato da 2 a 3 milioni. E viene confermato anche per il 2018, il fondo Imu/Tasi di 300 milioni di euro per il ristoro ai comuni del minor gettito conseguente alla sostituzione dell’Imu sull’abitazione principale con la Tasi su tutti gli immobili. Sulla stabilizzazione della cedolare secca al 10% per gli affitti a canone calmierato, data per certa fino a mercoledì (si veda ItaliaOggi di ieri) si consuma, invece, un piccolo giallo. Nell’ultima versione della Manovra non vi è infatti traccia della norma che dal 2018 avrebbe reso stabile la misura, destinata diversamente a cessare al 31 dicembre 2017. Una mera dimenticanza o qualcosa di più? Confedilizia, con il presidente Giorgio Spaziani Testa, si è subito attivata per chiedere chiarezza al governo, e in primis al ministro delle infrastrutture Graziano Delrio, notoriamente favorevole alla misura. E la risposta di Delrio non si è fatta attendere. «Sono tranquillo», ha risposto il ministro a chi gli chiedeva delle sorti della cedolare. Parole rassicuranti per Confedilizia che potrà ora concentrarsi nel proseguire l’intensa opera di mediazione (sostenuta anche dall’Anci) per estendere la cedolare anche agli affitti non abitativi (negozi in primis).

Sul fronte investimenti, come detto, sale da 700 a 900 milioni la dote di spazi finanziari a valere sul Patto verticale nazionale, anche se solo fino al 2019. Vengono anche riviste le priorità per l’assegnazione dei bonus, già profondamente ritoccate dal dl 50/2017 e si ridefinisce la tempistica per le richieste, anche se solo dal 2018, allorché occorrerà attivarsi entro il 20 ottobre dell’anno precedente a quello dell’esercizio di competenza dei predetti spazi (si veda ItaliaOggi di ieri). Confermate le sanzioni per gli enti spreconi che non utilizzano pienamente le quote, che verranno esclusi dai riparti dell’anno successivo. La seconda misura pro-investimenti prevede l’erogazione di un contributo statale di 150 milioni nel 2018, 400 nel 2019 e 300 nel 2020 per interventi riferiti a opere pubbliche di messa in sicurezza degli edifici e del territorio. Beneficiari saranno i comuni non rientranti del «bando periferie», con priorità a favore di quelli con un bassa incidenza dell’avanzo sulle entrate. Quindi, per gli enti non avanzi consistenti, vengono incrementati gli spazi finanziari, per gli altri vengono stanziati soldi freschi.

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