MAGGIOLI EDITORE - Bilancio e contabilità


Ai sindaci servono 60mila persone in più

di Gianni Trovati

lunedì vertice sindaci-funzione pubblica
Brunetta apre alle richieste per frenare la flessione di personale (-24,5% dal 2007)

Per attuare il Recovery Plan i Comuni hanno bisogno di 60mila persone in più negli organici dei prossimi cinque anni. E il cambio di ritmo nelle assunzioni deve partire subito per non perdere i primi, cruciali treni per la ripresa.

Suonano così i due concetti chiave che l’Anci ha messo al centro di un dossier inviato ieri al ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta per chiedere di avviare in fretta un confronto sulla macchina del reclutamento: macchina oggi incagliata nel gorgo dei calcoli sulla «sostenibilità finanziaria» che guida le nuove regole sulle assunzioni, oltre che dall’effetto-Covid sui concorsi. Invito subito accolto dal ministro per la Pa, che ha fissato l’incontro per lunedì: «Affronteremo il tema cruciale delle assunzioni – ha assicurato a stretto giro Brunetta – sia per coprire la perdita di personale sia per attuare un piano straordinario per l’attuazione del Recovery Plan».

A fondare l’allarme lanciato dal presidente dell’Anci Antonio Decaro sono i numeri e la storia recente delle norme sul personale dei Comuni. I primi mostrano una forte emorragia di dipendenti, che dai 479.223 del 2007 sono scesi ai 361.745 dell’ultimo censimento: si tratta di 117.500 persone in meno, con un crollo del 24,5%.

Il tema è ben presente anche a ministero dell’Economia e Funzione pubblica, che infatti nella manovra 2019 avevano archiviato il vecchio sistema del turn over (assunzioni parametrate sui risparmi di spesa prodotti da pensionamenti e altre uscite) per sostituirlo con una nuova griglia di criteri legata alla salute dei bilanci locali. L’obiettivo dichiarato era di far crescere a regime di 40mila persone gli uffici comunali. Il principio è chiaro: chi ha più entrate stabili può dedicare più fondi al personale. Ma ha avuto un problema: complice la solita attuazione non proprio fulminea, ha debuttato nel 2020, quando il Covid ha abbattuto le entrate locali. E ha reso impossibile certificare la «sostenibilità finanziaria» prospettica dei programmi di assunzioni.

Anche l’esigenza di cambiare passo, per consentire ai sindaci di gestire il «rilevante carico amministrativo» connesso al Piano secondo la Corte dei conti, è chiara al Mef, che nelle bozze di Recovery ha ipotizzato di dedicare 210 milioni a un «piano organico straordinario di assunzioni» per realizzare i progetti locali. Nell’ottica dei sindaci il piano, che va modulato sui fabbisogni dei Comuni, deve essere il primo passo per una ricostruzione delle competenze, prima di tutto tecniche, svuotate nei lunghi anni di dieta. La questione si incrocia con la semplificazione dei concorsi, su cui Palazzo Vidoni sta lavorando, con una spinta alle procedure telematiche. Anche perché la pioggia di responsabilità su sindaci e dirigenti prevista dal Protocollo sui controlli anti-pandemia non aiuta certo ad accelerare le selezioni.

Rassegna stampa in collaborazione con Mimesi s.r.l.


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