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Fondo debiti commerciali, incubo accantonamenti

Matteo Barbero

Gli enti sperano in una proroga della scadenza del 28/2
Incubo fondo garanzia debiti commerciali per gli enti locali. Solo in questi giorni le amministrazioni hanno avuto modo prendere visione dei dati resi disponibili sulla piattaforma dei crediti, sulla base dei quali verifi care la sussistenza ed eventualmente la dimensione dell’accantonamento da iscrivere entro il prossimo 28 febbraio sul bilancio 2021. Ma tutti sperano ancora in una proroga dell’ultimo minuto. Da poco, infatti, sulla Piattaforma crediti commerciali (Pcc) è possibile consultare lo stock del debito al 31/12/2020, nonché l’indicatore un indicatore di ritardo medio ponderato rilevato sulle fatture ricevute e scadute nel corso dell’esercizio appena concluso. Le informazioni si trovano sulla schermata raggiungibile alla voce di menu «Ricognizione debiti > Comunicazione debiti L. 145/2018», dove è possibile anche visualizzare la situazione del 2019.
Il confronto è necessario per verifi care il primo dei due indicatori e appurare se l’ente ha realizzato o meno la prescritta riduzione dei almeno il 10 per cento del debito commerciale residuo. In proposito, rischiano di venire nuovamente al pettine i tanti nodi legati al disallineamento fra la Pcc ed i sistemi contabili interni, che sulla carta avrebbero dovuto essere riconciliati. Ma tale obiettivo in molti casi è stato frustrato dall’emergenza sanitaria, che ha imposto altre priorità e svuotato gli uffi ci fra smart-working e smaltimento ferie arretrate. Più preciso, invece, il secondo indicatore, che misura il ritardo con cui le fatture del 2020 sono state onorate rispetto al timing fi ssato dal dlgs 231/2002 (30 giorni dal ricevimento salvo eccezioni). Esso, infatti, si basa sui dati rilevati da Siope+ e quindi è più attendibile. Anche qui, però, i motivi per dare ancora un po’ di tempo per allinearsi non mancano, per le ragioni già evidenziate. Per questo, le associazioni rappresentative di regioni ed enti locali hanno riproposto la richiesta di proroga già presentata in occasione della discussione della manovra, che sembrava avere trovato buona accoglienza ma poi non è passata. Se le cose dovessero rimanere come sono, per ritardi registrati nell’esercizio 2020 superiori a 60 giorni o, ancora, per il mancato rispetto degli obblighi di trasparenza, l’importo da accantonare sarebbe pari al 5% degli stanziamenti riguardanti la spesa per acquisto di beni e servizi nel bilancio dell’esercizio in corso. La percentuale scenderebbe al 3% per ritardi compresi fra 31 e 60 giorni, al 2% quando i ritardi sono compresi fra 11 e 30 giorni e, infi ne, all’1 per cento per ritardi, registrati nell’esercizio precedente, compresi tra uno e dieci giorni. Al di la delle legittime preoccupazioni per il rispetto delle scadenze (tema su cui sul nostro Paese anche una procedura di infrazioni comunitaria(, non pare davvero il momento opportuno per applicare un simile meccanismo, anche in considerazione del fatto che spesso (e soprattutto con il Covid) il problema è più organizzativo che fi nanziario.
Rassegna stampa in collaborazione con Mimesi s.r.l.

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